CGIA. Ma nel resto del Paese va anche peggio: la Sardegna è la sesta regione in graduatoria
Nell'Isola solo il 37% consente di completare online le pratiche Il sogno di una pubblica amministrazione interamente digitale è un miraggio per due comuni sardi su tre. Tanti sono quelli che, secondo il rapporto stilato dalla Cgia di Mestre, non permettono a cittadini e imprese di accedere in maniera autonoma, rapida ed economica ai servizi pubblici per via telematica. Dalla richiesta di concessioni edilizie al pagamento di contravvenzioni.
Le amministrazioni comunali dell'Isola che tramite il web danno la possibilità di avviare e concludere l'intero iter di un servizio sono solo il 37,4%. Una percentuale bassa, superiore tuttavia alla media di un Paese che si conferma in grave ritardo rispetto al resto d'Europa: il dato nazionale si ferma infatti appena al 33,9%. Un quadro che vede, tra le istituzioni più virtuose, quelle della Provincia di Bolzano e delle regioni Veneto ed Emilia Romagna, nelle quali oltre la metà dei comuni offre servizi al 100% digitalizzati. In fondo, invece, soffrono il gap tecnologico più pesante Molise, Sicilia e Liguria (tra il 14,7% e il 17,4%).
AGGIORNAMENTO «Il tema della qualità imprenditoriale non può prescindere dalla semplificazione della burocrazia e degli adempimenti on-line», conferma Francesco Porcu, presidente regionale della Cna, «ma è un processo di modernizzazione che dev'essere messo in atto da amministrazioni e utenti. Le prime devono dare strumenti telematici adeguati per snellire le procedure e abbattere la burocrazia, portando avanti un piano di aggiornamento professionale dei dipendenti; i secondi però devono acquistare maggiore confidenza e fiducia con le opportunità regalate da una pubblica amministrazione 2.0».
Sui siti web dei Comuni sardi si trova comunque quasi sempre qualche servizio utile: nel 93,4% dei casi sono disponibili on line informazioni a beneficio della cittadinanza (il dato italiano in questo caso è leggermente superiore e si attesta al 93,7%); quasi nove amministrazioni su dieci (l'89,1%) mettono invece a disposizione documenti da scaricare e utilizzare successivamente agli sportelli, mentre il 61,9% dei siti istituzionali sono addirittura capaci di ricevere modulistica senza presentarsi agli uffici comunali.
LA GRADUATORIA «Possiamo consolarci guardando il sesto posto della classifica nazionale delle regioni più digitalizzate ottenuto dalla Sardegna», continua Porcu, «ma non accontentarci di un risultato che non soddisfa né il pubblico né il privato. La modernizzazione delle istituzioni rappresenta un cospicuo vantaggio economico per tutti. Per lo Stato e per le aziende, che non possono permettersi di perdere tempo e denaro agli sportelli».
Il segretario dell'associazione artigiana veneta, Renato Mason, non concede attenuanti: «Il processo di informatizzazione è un percorso ineludibile, ma che in Italia fatica a compiersi anche perché la nostra pubblica amministrazione non riesce a recuperare livelli di performance accettabili. Un problema culturale, fortemente generazionale e geografico. La popolazione italiana ha un'età media molto avanzata che non utilizza i servizi internet, condizionando negativamente l'offerta di prestazioni on line. Molto è dipeso anche dai mancati investimenti, in costante calo negli ultimi anni per i noti vincoli finanziari imposti dallo Stato centrale».
Luca Mascia