TEATRO LIRICO. Questa sera alle 21, a Cagliari, la prima di undici recite di “Un ballo in maschera”
È la meno risorgimentale delle opere verdiane, eppure fu dalla platea del Teatro Apollo di Roma che due anni prima dell'Unità d'Italia - al debutto dell'opera, il 17 febbraio del 1859 - un gruppo di patrioti lanciò il grido “Viva Verdi”, acrostico di Vittorio Emanuele Re d'Italia. Centocinquantotto anni dopo, è ancora Viva Verdi, che con “Un ballo in maschera” propone una delle sue opere più rivoluzionarie. A dieci anni dall'ultima rappresentazione, ora il “Ballo” ritorna al Lirico di Cagliari con undici recite, otto in abbonamento. La prima stasera alle 21. La durata dell'opera è di tre ore circa, compresi due intervalli.
Dopo la trasferta del “Rigoletto” alla Forte Arena, il teatro gioca in casa, schierando una formazione che vede alla guida di orchestra e coro - e al debutto nel “Ballo” - Gérard Korsten. Maestro del coro è Gaetano Mastroiaco.
L'allestimento è quello del 2004 del Regio di Torino, con la regia di Lorenzo Mariani (ripresa da Elisabetta Marini), che ambienta l'azione non già nel Settecento americano, ma in una colonia britannica tra gli anni Venti e Trenta del '900. Scene di Maurizio Balò, costumi di Maurizio Millenotti, luci di Christian Pinaud. La compagnia di oggi: Roberto De Biasio (Riccardo), Roberto De Candia (Renato), Tiziana Caruso (Amelia), Carolyn Sproule (Ulrica), Eva Mei (Oscar) Francesco Verna (Silvano), Federico Benetti (Samuel), Stefano Rinaldi Miliani (Tom), Mauro Secci (Un Giudice), Marco Puggioni (Un Servo d'Amelia). De Candia, applaudito Falstaff dello scorso novembre, debutta nel ruolo di Renato, Eva Mei in quello di Oscar.
Commissionato in origine dal San Carlo di Napoli, e ispirato, nel libretto di Antonio Somma, al “Gustave III” di Scribe, il melodramma narrava la storia di un re assassinato. Per questo, dopo l'attentato a Napoleone III, 1858, subì pesanti censure. Si tornò indietro nel tempo, si sostituì il re con un conte, si trasferì il dramma nel Nuovo Mondo, dove tutto può succedere.
È qui che la storia umana, troppo umana, di un uomo (Riccardo di Warwick), perdutamente innamorato della sposa del suo fidato amico, si intreccia con una congiura ai suoi danni, con le profezie della maga Ulrica e con la folle gelosia di Renato. Che ucciderà il rivale durante un ballo mascherato.
Ricca di riferimenti a Mozart, a Beethoven, al teatro francese, il “Ballo” segna - come bene ha detto nella sua splendida conferenza Giovanni Bietti - lo straordinario sforzo di rinnovamento di Verdi, soprattutto attraverso il confronto con il teatro e la musica strumentale europea. «È la musica a essere davvero rivoluzionaria, in quest'opera. Così piena di confronti e contrasti, così capace di fare cose che le parole non possono fare, di dar voce alle emozioni, ai pensieri e al silenzio».
Maria Paola Masala