SABATO, 30 MAGGIO 2009
Pagina 1 - Cagliari
L’ex assessore Mongiu risponde a Maninchedda: «Ora intervenga la soprintendenza»
Morittu (Italia Nostra): «Tutta l’area è ricchissima di reperti non ancora scavati»
CAGLIARI. «Noi lo stiamo dicendo da sempre: per allargare il vincolo a tutto il colle DI Tuvixeddu deve intervenire il ministero», precisa Maria Antonieta Mongiu, archeologa e già assessore regionale alla Cultura, rispondendo alle affermazioni di Paolo Maninchedda, presidente della commissione regionale al Bilancio. «Per questo vincolo - continua - necessita che siano fatti dei passi da parte degli organi periferici dello Stato, ovvero dalla soprintendenza archeologica. Ma questo non avviene». Il problema è legato ai ritrovamenti archeologici e al valore da dare a questi. Premesso che c’è una differenza tra le tombe munumentali (quelle puniche a pozzo e camera e quelle romane a camera) da un lato, e le sepolture con tipologia a fossa, scavate nel calcaree e nella terra dura (a volte anche sovrapposte) dall’altro, i nuovi ritrovamenti legati a queste ultime tipologie sono molto mumerosi.
Va poi detto «che anche le sepolture permettono dei ritrovamenti archeologici importanti, come oggetti e manufatti utilizzati nel rito funebre», spiega Maria Paola Morittu, responsabile regionale di Italia Nostra per i beni culturali e il paesaggio. La precisazione è una premessa indispensabile, sottolinea Morittu, «in quanto di sepolture ne sono state rinvenute moltissime in questi ultimi anni. In particolare dal 1997 al 2007 ne sono state trovate ben 1.166. Di queste, 431 a ridosso di viale Sant’Avendrace, trovate durante una serie di edificazioni».
La storia racconta che nel 1991 il vincolo era stato esteso a tutta Sant’Avendrace. Poi vi fu il ricorso al Tar di una serie di costruttori che vinsero in quanto nei mappali di quell’area non erano indicate tombe. E dal 1996 si potè costruire. Col senno di poi si potrebbe dire che si trattò di una scelta nefasta dato che le lottizzazioni fatte in quell’area permisero di scoprire le sepolture accennate. Presenze che hanno permesso (e giustificato) l’acquisto, nel 2008 da parte della Regione, della palazzina che stava costruendo l’impresa Tocco. Mentre nella zona di via Is Maglias non vi sono rilevamenti archeolgoci. E questo, secondo Maninchedda, impedisce l’acquisto da parte della Regione di tutta o parte dell’area.
Le altre sepolture scavate in questi ultimi dieci anni sono all’interno del perimetro della zona a vincolo diretto, di quasi dodici ettari (e l’indiretto comprende un’area di estensione più o meno simile). «Ma questo dice soltanto - spiega Morittu - che le sepolture sono state trovate dove si è scavato. Questi interventi archeologici erano previsti nell’accordo di programma del 2000 (che prevedeva una lottizzazione integrata, parco di ventitrè ettari ed edificazioni in via Is Maglias, a lato Tuvixeddu e a lato Tuvumannu per complessivi quattrocento appartamenti - ndr). Si è poi visto che durante i lavori per il parco sono state trovate altre tredici sepolture fuori dal perimetro del parco archeologico, pur sempre all’interno dell’area a vincolo diretto. Un fatto che comprova, se ce ne fosse ancora bisogno, che se si scava si trovano le tombe».
A questo punto, spiega Maria Antonietta Mongiu, «la quantità di reperti che sono stati rilevati in questi ultimi dieci anni sono più che sufficienti per giustificare la modifica del vincolo archeolgogico e il suo allargamento a tutto il colle». Secondo la prassi quello diretto viene posto dove vi sono dei ritrovamenti, quello indiretto per salvaguardare l’area archeologica propriamente detta. Attualmente il parco archeologico-naturalistico previsto dalla lottizzazione integrata corrisponde alla somma delle aree sottopote ai due tipi di vincolo. «Va anche ricordato però - chiarisce Morittu - che esiste un’ampia giurisprudenza che conferma la possibilità di allargare il vincolo diretto anche dove non ci sono ritrovamenti archeologici sulla base dell’unità dell’area. E tutti i testi di archeologica affermano che tutto il colle è stato funzionale al rito funerario punico e romano».
Ma la soprintendenza ai beni archeologici non è d’accordo e ritiene l’area sufficientemente protetta, e quella di via Is Maglias archeologicamente non rilevante in quanto compromessa dalle cave.
L’altro problema è quello paesaggistico: «L’attuale - spiega Morittu - non ha prescrizioni vincolanti, mentre occorrerebbe un atto che lo renda tale». In questo senso il discorso del paesaggio potrebbe giustificare il vincolo totale su tutto il colle: come valore culturale non commercializzabile, che può comprendere anche aree morfolgogicamente compromesse, se fanno parte della storia e del vissuto dei suoi abitanti.