Il Comune gli aveva negato il certificato di agibilità di un appartamento in corso Vittorio Emanuele per la presenza di alcune pompe di calore. Peccato che l'ufficio tecnico, dopo la richiesta di accertamento, non abbia risposto per oltre due mesi, facendo scattare così la norma del «silenzio assenso».
I giudici del Tar hanno annullato la nota del 7 febbraio scorso con il quale Claudia Madeddu, dirigente del servizio Edilizia Privata, aveva rigettato l'agibilità all'avvocato e docente universitario Benedetto Ballero, ex assessore regionale e tra i più noti avvocati amministrativisti dell'Isola. Così, difeso dai legali Nicola Melis e Gialnuca Filigheddu, il proprietario dell'immobile si è rivolto ai giudici, chiedendo l'annullamento dell'atto.
Dopo aver presentato la richiesta di agibilità dell'appartamento, il Comune aveva chiesto ulteriore integrazione, ma dopo i sessanta giorni concessi dalla legge per rispondere all'istanza del privato. «L'integrazione», scrivono i giudici, «non ha inciso sull'assenso implicito ormai formatosi, sia perché intervenuta dopo lo spirare dei sessanta giorni e sia perché riguardante documenti ulteriori e integrativi rispetto a quelli specificamente contemplati». Alla fine del procedimento, il Comune ha negato l'agibilità, ma quando già era scattato l'assenso per la mancata risposta. Non solo. Le pompe di calore installate nell'appartamento non erano visibili all'esterno «pertanto irrilevanti dal punto di vista paesaggistico». Da qui l'annullamento dell'atto e la condanna del Comune a pagare 2500 euro di spese di giudizio.
Francesco Pinna