Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Le baraccopoli di Santa Gilla

Fonte: L'Unione Sarda
5 giugno 2017

Dai tempi del sindaco Delogu sono state firmate ordinanze, disattese, di demolizione

 

Tante le casupole abusive costruite sulle sponde della laguna

 

Ci hanno tentato un po' tutti a sconfiggere l'abusivismo a Santa Gilla. Sin dai tempi del sindaco-avvocato Mariano Delogu. Gli amministratori comunali che si sono succeduti nel governo della città da allora a oggi sono stati sconfitti, e lo sono stati anche i loro colleghi di Elmas, Assemini e Capoterra. I pescatori no. Le casupole improvvisate sono ancora lì. Anzi, ce ne sono anche di più, sulle sponde della laguna. Baraccopoli innalzate dai pescatori più o meno regolari - moltissimi non fanno parte del Consorzio ittico, unico detentore delle autorizzazioni alla pesca nello stagno - che per riporre gli attrezzi hanno dovuto costruire la loro residenza a due passi dall'acqua.
L'INQUINAMENTO Belle non lo sono di certo, le baracche. Onduline di cemento-amianto (che ogni tanto finiscono in acqua o nei canali che scorrono sulle sponde dello stagno quando diventano inutilizzabili), vecchie reti metalliche, lamiere contorte, vasche da bagno in ghisa con un bel po' di anni e tanto altro ancora. Materiali di recupero, insomma, che onorano il riciclo ma che poi trasformano angoli di paradiso in un vero sconcio.
GLI AMBIENTALISTI «La verità è che il Comune non ha inserito questa realtà, questo aspetto inqualificabile della laguna nell'idea di riqualificazione in vista dell'istituzione del parco Molentargius-Santa Gilla», dice Vincenzo Tiana di Legambiente. «La speranza è che dopo il caso-Fluorsid si pensi veramente a un progetto di bonifica dell'intera area umida coinvolgendo i quattro comuni competenti sulla laguna. Perché oltre alla baracche, i canali di guardia sono vere bombe ecologiche».
La Forestale sembra avere le armi spuntate. E disarmata è la Capitaneria. Le discariche sono di nuovo in piena crescita dopo la pulizia fatta nel 2016 con 300mila euro.
L'AUTHORITY All'Autorità portuale conoscono il problema, avendo l'ente parte di competenza sulla laguna. Il concetto, più volte ribadito, è quello che solo con il grande parco Molentargius-Saline-Sella del Diavolo l'emergenza abusivismo-inquinamento potrà essere affrontata e risolta. Intanto coinvolgendo i pescatori. Quelli del Consorzio ittico ma anche, evidentemente, gli operatori “liberi” della piccola pesca lagunare.
In via San Simone, dietro la città mercato, domina il degrado. Alcune baracche sono la residenza di pescatori. Un problema che crea ostacoli per le demolizioni e disarma le forze di polizia. Il simbolo dello sconcio è un moletto costruito con vasche da bagno riempite di cemento a presa rapida.
L'ANALISI Da parte sua il Consorsio ittico l'emergenza abusivi l'ha più volte affrontata in sede di consiglio di amministrazione. «La sintesi - dice il presidente Emanuele Orsatti - è che non abbiamo competenze. Le nostre hanno valore solo nello specchio acqueo di cui il Consorzio ha la concessione, ma non certo sulle sponde della laguna. Comunque sia il problema va risolto, tenendo conto delle persone, dei pescatori che hanno bisogno di una base per le attrezzature. Faccio un esempio: sponda Giliacquas. Esiste una comunità di pescatori, esiste un porticciolo che doveva tener conto delle loro esigenze e invece ora lo si vuol trasformare in approdo turistico. Le esigenze di chi getta reti e nasse passa in secondo ordine. E invece noi diciamo: facciano diventare quel punto un'opportunità, lo affidino al Consorzio, preparino il personale e si lavori sull'ittiturismo. I pescatori diventano anche guide per i visitatori, non solo i turisti ma anche per quel mezzo milione di persone che ruota intorno allo stagno e non lo conosce».
Andrea Piras