Il Mediterraneo crocevia di civiltà e mondi diversi, di religioni e culture, di lingue e commerci. Un crogiolo di popoli che si affacciano sul mare nostrum dei latini, ieri nemici, oggi alleati e domani chissà. Quel Gheddafi che sino a pochi anni fa era nella lista nera dei leader "canaglia" ora si propone come uno dei principali interlocutori tra l'Europa e l'Africa maghrebina. Area "caldissima" appena dieci anni fa, la costa balcanica sull'Adriatico adesso è zona di pesca e turismo mentre le navi da guerra si sono spostate nel canale di Suez per la minaccia dei pirati somali. Cresce in Italia l'allarme per l'invasione dei clandestini africani che trovano Pantelleria, Sicilia e Sardegna più facili da raggiungere rispetto alle spiagge spagnole sorvegliatissime e circondate dal filo spinato. Traffici e politiche, pericoli e alleanze, cambiano continuamente nel bacino che ha visto nascere le grandi potenze dell'antichità. Per tre giorni, sino a domani, di Mediterraneo si parla nelle aule del corpo aggiunto della facoltà di Lettere dove si alternano nelle otto sessioni duecento studiosi di diverse discipline. Ben 150 arrivano dalle università degli Stati Uniti e fanno parte del Msa (Mediterranean studies association), un organismo americano con soci in Italia, Francia, Germania, Portogallo e Spagna, che qui a Cagliari celebra il suo dodicesimo congresso. Tra i relatori anche studiosi turchi, greci, ciprioti, israeliani e canadesi. «Un grande impegno e un onore avere in Sardegna tanti studiosi di fama» dice Luciano Gallinari, il ricercatore del Cnr che insieme alla docente dell'ateneo cittadino Olivetta Schena ha organizzato l'evento cagliaritano: «Un ampio confronto tra specialisti, ma anche un'occasione unica per far conoscere l'isola agli americani che sono davvero appassionati della nostra storia e cultura».
Luciano Codignola Bo da un anno è direttore dell'Istituto di storia dell'Europa del Mediterraneo del Cnr che ha sede a Cagliari e istituti a Genova, Milano e Torino. Docente di storia si occupa anche di Mediterraneo. «Il tema principale - spiega nel suo intervento - è capire quando il bacino mediterraneo sino a un certo momento è stato una via di comunicazione che univa popoli di sponde opposte, poi è diventato una frontiera, un muro di divisione. Ecco, il dibattito tra gli studiosi è di stabilire quando è avvenuto questo passaggio. Difficile se non impossibile trovare una data convenzionale. C'è chi dice il periodo dell'invasione turca, chi la battaglia di Lepanto, chi ipotizza l'Ottocento e l'epoca del colonialismo». Codignola Bo sottolinea i "ribaltoni" della storia: «Il Cristianesimo è nato in Oriente ed è arrivato a Roma attraverso questa via. Oggi la Palestina è zona di frontiera. Come frontiere sono lo stesso Israele, ma anche la Turchia con un piede ad Occidente e uno in Islam, Pantelleria e Gibilterra davanti alle coste africane».
Il concetto di frontiera è molto "americano", spiega il direttore del Cnr: «Non è qualcosa di immobile e definito come una muraglia, ma una linea ideale sempre in movimento. Così i bianchi avanzavano nel Far West, portatori di civiltà nel mondo della non civiltà rappresentato dagli indiani». Concetti, questi, ricorrenti nel convegno che vede scorrere gli argomenti più vasti. Il Mediterraneo sotto tutti i punti di vista: si discute di grandi eventi e fatti minori, di economia e arte, di musica e cinema, di religione e letteratura. Una sessione è dedicata ovviamente alla Sardegna con numerose relazioni di docenti e ricercatori del Cnr e dei due atenei isolani. Tra i vari temi toccati nella giornata di ieri i legami tra Europa e Americhe. Martino Contu, studioso di Villacidro, si è soffermato sull'emigrazione sarda in Uruguay: «Una piccola minoranza rispetto alle migliaia di sardi finiti in Argentina, ma molto rappresentativa con garibaldini, medici, imprenditori che hanno lasciato una traccia nei documenti e nei ricordi», dice Contu. «Nel tempo emerge un paradosso: il Mediterraneo, bacino quasi chiuso, diventa una via piena di pericoli dove si confrontano popoli e culture opposte, mentre l'Atlantico si trasforma in un'autostrada pacifica che unisce la civiltà occidentale al nuovo Mondo», rileva Codignola Bo. Il convegno si conclude domani. Nel 2010 appuntamento a Salamanca.
CARLO FIGARI
29/05/2009