Vertenza lavoratori Wind-Tre, 400 posti a rischio a Cagliari. La politica si interroga a giochi quasi fatti
I lavoratori pronti a essere messi alla porta in seguito alla fusione tra i due colossi della comunicazione. Politica in azione, tra interrogazioni parlamentari e appelli al buon senso. Ma alla fine è il privato che decide.
CAGLIARI - c'è lo sciopero nazionale di otto ore, proclamato per il 14 giugno prossimo, come azione più vicina dei lavoratori Wind-Tre, al centro di un ridimensionamento che rischia, concretamente, di creare 900 nuovi disoccupati (quattrocento nella sola area di Cagliari). Una scelta legata ai nuovi accordi tra le due compagnie di comunicazione, che intendono quindi dare una sforbiciata alle maestranze. Già realtà, inoltre, il nuovo piano industriale.
E, se è vero come è vero che è il privato che decide anche eventuali tagli, dal mondo della politica arrivano le classiche azioni di "vicinanza" e "interesse" verso gli attuali lavoratori in fase di licenziamento. Il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, nota che "l'azienda pensa di esternalizzare il servizio clienti senza considerare le conseguenze negative per i territori in cui per anni ha operato. La speranza è che la mobilitazionei serva a riaprire margini di manovra nella trattativa tra sindacati e vertici dell'azienda". Pierpaolo Vargiu, parlamentare dei Riformatori Sardi, afferma che "il disastro occupazionale dell'area di Cagliari non può permettersi di perdere i 400 posti di lavoro del customer care di Wind-Tre. Il paradosso più drammatico –aggiunge Vargiu- è che questa volta non saremmo di fronte ai licenziamenti di un'azienda in crisi, ma ad una deliberata scelta strategica di esternalizzazione di un colosso delle comunicazioni che funziona perfettamente e che ha un mercato in espansione", puntualizza, annunciando la presentazione di un'interrogazione al ministro del Lavoro.