Le quattro Province sarde escluse dai finanziamenti
Tentativo del governo con la Manovrina: no alla suddivisione dei fondi nazionali Negli ultimi tre anni tagliati 205 milioni. La protesta dell’assessore Cristiano Erriu
CAGLIARI. Il governo Gentiloni continua a prendersela con le Province. Per la seconda volta, in pochi mesi, vuole escludere quelle sarde dal trasferimento dei finanziamenti nazionali. Sono i soldi necessari per garantire quei servizi ai cittadini che gli Enti intermedi hanno in carico dopo che il referendum costituzionale di dicembre li ha tenuti in vita. Il primo tentativo di scippo, una trentina di milioni, è stato scongiurato pochi mesi fa dopo una lunga battaglia a Roma. Solo che ora, nella «manovrina» in discussione alla Camera, la Sardegna è stata escluso di nuovo dall’articolo che ripristina gran parte dei finanziamenti nazionali. Il trasferimento sarebbe stato concesso – come in passato – solo alle Province delle Regioni ordinarie, mentre quelle Speciali non sono neanche prese in considerazione. «Dobbiamo prepararci a una nuova battaglia» è stato il duro commento dell’assessore agli enti locali Cristiano Erriu, per aggiungere: «È come sempre una questione di equità. Le Province sarde hanno contribuito e continuano a farlo al risanamento della finanza pubblica nazionale e nel momento in cui lo Stato sta per restituire parte dei finanziamenti non possono essere tagliate fuori ancora una volta». Secondo una prima stima in tutto alle Province sarde mancherebbero, negli ultimi tre anni, 205 milioni, oltre cento solo nel 2017. «Certo la partita – ha aggiunto Erriu – non può essere scaricata ancora sulla Regione, che finora ha garantito e continua a garantire 600 milioni l’anno, 50 milioni sono per le Province, al sistema delle Autonomie locali. Siamo la prima regione in Italia per risorse investite a favore di Comuni e di tutte le altre amministrazioni». Anche questa volta la Sardegna cercherà di bloccare lo scippo numero due e per
questo Erriu chiama a raccolta i parlamentari sardi: «Devono essere loro i primi a opporsi alla nuova ingiustizia». Soprattutto perché se non arriveranno i finanziamenti nazionali le quattro Province rischiano tutte di fallire e molti servizi indispensabili saranno spazzati via in un attimo,