Arsenico nei fanghi acidi della Fluorsid finiti a Santa Gilla: ecco le analisi
Ci sono i documenti sulla composizione dei fanghi acidi sversati dalla Fluorsid nella laguna di Santa Gilla, come raccontato da Sardinia Post lo scorso 16 aprile, poco ore dopo i sette arresti decisi dalla Procura di Cagliari per quattro dirigenti dell’azienda di Macchiareddu e altre tre persone (qui i nomi). Quello che non si sapeva è la presenza di arsenico in quei fanghi. E, come noto, si tratta di una sostanza altamente inquinante. In dosi massicce può essere perfino mortale, al pari del fluorsilicato emerso nell’indagine.
Il nostro giornale è riuscito ad avere, da fonti riservate, i referti delle analisi fatte sui fanghi. Prima su incarico della Tecnocasic, la spa che nella zona industriale di Macchiareddu gestisce i servizi idrico-ambientali; poi per conto della Fluorsid che affidò gli esami alla società Sgs. Da quei referti emergono tutti i dettagli sulle sostanze finite nello stagno di Santa Gilla, in cui si affacciano i Comuni di Cagliari ed Elmas. Tanto che i rispettivi sindaci, Massimo Zedda e Toni Ena, insieme a quelli di Assemini (Mario Puddu) e Uta (Giacomo Porcu), hanno chiesto nei giorni scorsi nuove analisi sulla qualità delle acque nonché l’istituzione di un tavolo permanente (leggi qui).
Lo sversamento dei fanghi acidi a Santa Gilla è avvenuto il 12 gennaio 2015, quando si verificò un doppio guasto. Tutto era partito, ha ricostruito la Procura, dall’impianto di pretrattamento delle acque reflue dello stabilimento Fluorsid. Da lì una quantità eccessiva di “solidi in sospensione” – i fanghi appunto – si era immessa nelle condotte fognarie dell’area industriale, causando il blocco all’intero impianto di pompaggio del Tecnocasic e la conseguente fuoriuscita dei reflui non depurati nella laguna.
A seguito al guasto e allo sversamento dei fanghi acidi a Santa Gilla, quello stesso giorno alla Tecnocasic prelevarono un campione di acque reflue dal sistema di depurazione e nel giro di quarantotto ore lo affidarono a una società di analisi. Risultò un quantitativo di arsenico pari a un milligrammo per litro (mg/l) contro lo 0,5 di soglia consentita. Superiore al limite massimo anche l‘alluminio: 64,4 a fronte di 1 milligrammo ammesso.
Una volta ottenuti i risultati delle analisi, la Tecnocasic inviò un fax urgente alla Fluorsid per comunicare l’esito. Nel fax si legge: “Ai sensi e per effetto del Regolamento per il sistema di raccolta e di trattamento dei reflui, verranno applicate le maggiorazioni di tariffa, i costi aggiuntivi e le penali previste. Altresì vi invitiamo a ripristinare immediatamente le normali condizioni qualitative di scarico”.
La Fluorsid, dal canto suo, fece proprie analisi, i cosiddetti autocontrolli, come previsto dall’Aia (Autorizzazione integrata ambientale rilasciata dal Ministero). Gli esiti peggiori risalgono al 25 giugno 2015, con prelievo di mattina, alle 10,10 . Sotto esame i tre pozzi dello stabilimento di Macchiareddu: il 3, il 5 e il 7. Il più inquinato risultò essere il 5.
Questi i referti, stavolta in microgrammi per litro (μg/l): arsenico a 1.431 contro i 10 di soglia massima; alluminio a 749mila contro il limite di 200; ferro a 297mila contro i 200 ammessi; manganese a 11.300 rispetto ai 50 consentiti; berillio a 45,6 contro i 4 di soglia massima; cadmio a 12 a fronte del limite a 5; cobalto a 270 (50 di valore massimo consentito); nichel a 1.786 (20 di limite); piombo a 110 (10 di soglia); selenio a 212 (soglia a 10); fluoruri a 1.731 rispetto a un massimo consentito di 1,5; solfati a 12.800 contro la soglia di 250. Di queste ultime due sostanze, insieme all’alluminio, “riconducibili ai cicli produttivi della Fluorsid”, ne ha scritto anche il gip Cristina Ornano nell’ordinanza delle sette custodie cautelari chieste dal pm Marco Cocco, il titolare dell’inchiesta a cui sta lavorando il Nucleo Nipaf del Corpo forestale, ispettorato di Cagliari, guidato da commissario Fabrizio Madeddu (leggi qui).
Questi invece i risultati dei prelievi precedenti, datati 6 marzo 2015 e fatti nei pozzi 5, 7 e 9. Ancora il numero 5 presentò le quantità tossico-nocive più alte: arsenico a 73,2 microgrammi per litro; alluminio a 548.086; ferro a 91.832; manganese a 15.937; berillio a 32,7; cadmio a 15,4; cobalto a 270; nichel a 920; piombo a 16,9; selenio a 107; fluoruri a 579; solfati a 4.600.
Gli autocontrolli della Fluorsid furono validati dall’Arpas, l’agenzia regionale per l’ambiente che, risulta da un verbale, rivelò il “superamento dei parametri tabellari”. Ma su Santa Gilla non è mai scattata l’allerta.
Intanto sul’inchiesta Fluorsid (qui tutti gli aggiornamenti), il governatore Francesco Pigliaru, ha annunciato ieri sera che “cominceranno venerdì i campionamenti da parte dell’agenzia Arpas nelle due aree lagunari di Santa Gilla. È una delle azioni che il tavolo tecnico permanente, nato su mandato della presidenza della Regione e dagli assessorati della Difesa dell’Ambiente e della Sanità, ha messo in campo come attività straordinaria di monitoraggio (su proposta dei sindaci). Nel corso dei lavori – ha concluso il capo della Giunta – è stata confermata una attività ispettiva straordinaria nell’impianto Fluorsid, a cura dell’Ispra e con il supporto dell’Agenzia regionale Arpas“.
Alessandra Carta
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