Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Senza Poste né bancomat e con gli ascensori fuori uso: la dura vita dei residenti

Fonte: L'Unione Sarda
24 maggio 2017

Senza Poste né bancomat
e con gli ascensori fuori uso:
la dura vita dei residenti Tolta la poesia, tra le vecchie mura rimane ben poco. Negli anni Novanta si contavano più di trenta attività commerciali. C'erano gli artigiani e i restauratori, con le loro botteghe incastrate tra le stradine strette di Castello. E poi le Poste, due tabaccai, il barbiere, diverse botteghe di alimentari e l'edicola. Oggi di tutto questo resta quasi nulla, eppure davanti agli ascensori sempre guasti ogni cosa sembra diventare un dettaglio trascurabile per chi abita nel quartiere.
IL RAPPRESENTANTE «Amo Castello perché ha tante cose positive», spiega Christian Usai, quarantun anni, rappresentante. «Certo, mancano alcuni servizi essenziali, lo sportello Bancomat più vicino è nel Largo, non esiste una tabaccheria dove poter acquistare una pila, una busta o una banale marca da bollo», osserva. «Tutte mancanze che sono certo peserebbero meno se si risolvesse il grande problema: quello degli ascensori», spiega. «Non sono di quelli che vogliono parcheggiare la macchina sotto casa, anche perché ho una monovolume e sarebbe quasi impossibile. Come tanti altri residenti ho fatto l'abbonamento trimestrale al multipiano di viale Regina Elena, soluzione fantastica se l'impianto funzionasse. Invece ogni giorno è un viaggio, un lungo viaggio», racconta. «Non voglio entrare nel merito delle diatribe in corso tra Istituzioni e non sono un architetto per stabilire se gli ascensori sono belli o brutti. Quelli che ci sono li trovavo bellini, anche quando alle nove del mattino dentro si moriva di caldo. Non ho grandi pretese: dico solo che, visto che ci sono e non lo ho sognato, ci venga permesso di usarli».
L'ESPERTO Quasi si commuove mentre parla del rione che svetta sulla città, ma non stupisce, perché Paolo Marongiu, 58 anni, è un «castellano per amore», tiene a sottolineare. «È triste, Castello dovrebbe e potrebbe essere il fiore all'occhiello di Cagliari, invece non riceve le attenzioni che merita. Sono certo che con le sue potenzialità potrebbe persino diventare un centro storico di livello internazionale», dice con convinzione. «Certo, l'assenza di servizi minimi come un ufficio postale o il Bancomat pesano, ma io e tanti altri saremmo pronti anche a chiudere un occhio: la priorità adesso è garantire l'accessibilità al quartiere, soprattutto considerando che gran parte dei residenti sono anziani, e qualcuno ha problemi di deambulazione», spiega. «Con gli impianti fuori uso anche arrivare in piazza Yenne è quasi impossibile, se non utilizzando la macchina o facendosi accompagnare. Da tempo viviamo in una sorta di limbo che danneggia noi residenti ma anche i cagliaritani in generale e i turisti». Chiude con un appello: «Mi rivolgo al sindaco e al soprintendente perché si mettano una mano sul cuore e trovino una soluzione rapida al problema».
L'IMPRENDITORE Antonio Orione parte da una premessa: «Non si può sicuramente pensare o pretendere di vivere Castello come un quartiere tradizionale. Qui non esiste parcheggiare sotto casa, e sono impensabili anche tante altre cose banali, come scaricare la spesa tranquillamente: per farlo, qui, bisogna per forza bloccare la strada. Ma chi ci abita si è adattato, e non si lamenta certo per queste cose», chiarisce. «Il problema è a monte, e devo tornare alla questione degli ascensori. Perché senza quelli anche le piccole cose come andare alle Poste di piazza del Carmine, invitare amici e parenti a cena o tornare a casa con la valigia sono in salita», protesta. «Penso alle donne di una certa età che per fare la spesa al mercato di Santa Chiara sono costrette a farsi gli ottanta scalini col carrellino o a tante altre scene all'odine del giorno. Come quella perenne incertezza di chi preme il tasto dell'ascensore e attende di scoprire se sarà il giorno fortunato oppure no. Stiamo tornando al Medioevo».
Sara Marci