Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ora bonifiche urgenti» Inquinamento, gli ambientalisti in Procura

Fonte: L'Unione Sarda
20 maggio 2017

Il Piano regionale è del 2003. L'assessora all'Ambiente non parla 

La regola aurea è: chi inquina paga. Poi, se i responsabili dei disastri - quando vengono individuati - non provvedono, devono intervenire gli enti pubblici. «In Sardegna, sul fronte delle bonifiche, siamo in alto mare», sottolinea il presidente del Gruppo di intervento giuridico Stefano Deliperi, che ieri ha presentato un esposto in Procura chiedendo «di aprire una procedura per l'accertamento della responsabilità della Fluorsid in relazione ai fatti di gravissimo inquinamento ambientale che stanno emergendo».
LE NORME Dice la legge che «il responsabile dell'inquinamento, al verificarsi di un evento potenzialmente in grado di contaminare il sito, deve mettere in campo le procedure per gli interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale... Qualora i soggetti responsabili non dovessero attivarsi, provvede il Comune territorialmente competente e, se questo non lo fa, la Regione». Il fatto è che la Regione, in questa vicenda che ha investito la società chimica di Assemini, a oggi non ha fatto emergere neppure una normale preoccupazione.
IL SILENZIO DELLA REGIONE «La Sardegna ringrazia Donatella Spano, per la sollecita presenza», aggiunge ironicamente Deliperi, «come fa l'assessora alla Difesa dell'ambiente a non intervenire pubblicamente in alcun modo?».
Il Piano di bonifica dei siti inquinati della Regione risale a quattordici anni fa. In quel documento, mai aggiornato, si spiega che il polo industriale di Macchiareddu «rappresenta un importante fattore di rischio per lo stagno di Santa Gilla, area protetta di notevole importanza per gli aspetti naturalistici, ambientali e produttivi». E tra i “siti potenzialmente inquinati a rischio di incidente rilevante” - insieme a diversi altri - figura anche Fluorsid.
I CONTROLLI Per quanto riguarda i controlli, il direttore generale di Arpas Sardegna, Alessandro Sanna, ha fatto sapere che «spettavano all'Ispra», ovvero al ministero, dato che «l'Aia, l'autorizzazione integrata che ha la società in questione, è nazionale». Secondo il Codice ambientale, «l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale... avvalendosi delle agenzie regionali e provinciali per la protezione dell'ambiente, accertano il rispetto delle condizioni dell'autorizzazione integrata ambientale; la regolarità dei controlli a carico del gestore, con particolare riferimento alla regolarità delle misure e dei dispositivi di prevenzione dell'inquinamento nonché al rispetto dei valori limite di emissione; che il gestore abbia ottemperato ai propri obblighi di comunicazione e in particolare che abbia informato l'autorità competente in caso di inconvenienti o incidenti che influiscano in modo significativo sull'ambiente». (cr. co.)