l Consiglio metropolitano discute dei rischi nella laguna
L'inchiesta sulla Fluorsid - lo stabilimento per la produzione di acido solforico e derivati dal fluoro di proprietà della famiglia del presidente del Cagliari Tomaso Giulini (che non risulta indagato) - scuote le coscienze e toglie il sonno agli amministratori del territorio.
CONVOCATO IL CONSIGLIO Il terribile quadro che emerge dalle carte giudiziarie della Procura di Cagliari, dove si parla apertamente di un'estesa opera di inquinamento durata anni e dei connessi gravi rischi per la salute pubblica, ha convinto il sindaco di Cagliari Massimo Zedda ad affrontare la questione nel consiglio Metropolitano. A preoccupare maggiormente - almeno in questa fase - è la situazione nella laguna di Santa Gilla, oasi naturalistica protetta tra le più suggestive del Mediterraneo, dove secondo le indagini della Forestale ci sarebbero stati non meglio quantificati «sversamenti di fanghi acidi e acque di lavorazione non depurate al Cacip» e dove sarebbero anche arrivate, sospinte dal vento, le nubi di polvere inquinante prodotte dalla Fluorsid e stoccate - sempre stando agli inquirenti - senza le adeguati misure di protezione.
INVITATI I SINDACI Per questo all'apertura dell'assemblea - convocata per domani alle 15.30 a Palazzo Regio - Zedda ha invitato anche i primi cittadini degli altri comuni rivieraschi - Assemini, Capoterra, Elmas e Uta - «per definire azioni congiunte da portare avanti nelle prossime settimane». All'orizzonte, qualora le gravissime accuse dei magistrati inquirenti trovassero conferma, potrebbe anche profilarsi la possibilità di costituirsi parte civile nell'eventuale processo a carico dei presunti responsabili, cosa per altro già annunciata dal sindaco di Assemini Mario Puddu per quanto riguardo la sua amministrazione.
PRUDENZA «Seguiamo la vicenda con attenzione - ha precisato Zedda, che proprio martedì, il giorno del blitz alla Fluorsid, ha ricevuto in Consiglio comunale i giocatori del Cagliari e un Giulini frastornato e sotto choc -, analizzeremo la situazione con i sindaci dei Comuni che si affacciano sulla laguna di Santa Gilla e con i consiglieri della Città Metropolitana. Valuteremo di chiedere insieme l'intervento di altre istituzioni ed enti che si occupano della tutela ambientale e della salute, Presidente della Regione e assessorato all'ambiente, e quello della sanità, Arpas e Asl». Cauto anche il sindaco di Capoterra Francesco Dessì: «In questa fase mi sento solo di dire che abbiamo la massima fiducia negli organi inquirenti - sono le sue parole -, la salute dei cittadini è certamente prioritaria e speriamo venga fatta al più presto chiarezza. Nella riunione del Consiglio metropolitano ci confronteremo con gli altri sindaci e vedremo cosa fare, anche se credo che si dovrà soprattutto aspettare gli sviluppi».
«FATE CHIAREZZA» Da Elmas, anche il sindaco Tonio Ena si dice «molto preoccupato sia per gli aspetti ambientali che per quelli sanitari». «La laguna di Santa Gilla - spiega - è un sito di interesse comunitario, una zona umida di rilevanza internazionale, al di là dell'inchiesta e dei suoi tempi con gli altri centri rivieraschi faremo fronte comune attivandoci perché l'Arpas e tutte le agenzie preposte procedano al più presto alle analisi delle acque e chiariscano qual è l'attuale situazione».
Massimo Ledda