Oltre 77 milioni l'importo dei canoni non riscossi. «Ma tanti sono poveri veri» Area, l'esercito dei morosi:
metà degli inquilini non paga Gli aiuti come quello del Fondo sociale sono ormai una goccia nel mare, in una regione dove tra morosi furbi e debitori disperati l'importo non riscosso per i canoni di locazione ammonta a 77 milioni di euro. Per dire, nel 2016 la Giunta ha passato all'azienda per l'edilizia pubblica poco più di 270 mila euro (finanziamenti statali ripartiti alle Regioni), niente in confronto a quel che servirebbe per aiutare le migliaia di famiglie in Sardegna che non hanno i soldi neanche per pagare puntualmente la più piccola delle rate mensili di una casa popolare. Un universo sottotraccia dove l'evasione tocca punte del 42 per cento, il che significa che quasi la metà degli inquilini (cioè delle famiglie assegnatarie) non paga l'affitto.
IL DISAGIO IN CRESCITA «Sono tanti, sa? È vero che molte volte c'è chi non paga per malvezzo. Ma non possiamo nascondere la realtà di un disagio che cresce: i casi di morosità incolpevole sono in continuo aumento», avvisa Adelia Murru, responsabile del servizio programmazione e bilancio di Area. È quel che dice anche l'amministratore unico Maria Giovanna Porcu, arrivata a gennaio nell'azienda reduce da una gestione commissariale seguita ai dieci anni di stallo di una riforma incompiuta che nel 2006 (Giunta Soru) ha dato centralità all'ente abolendo i consigli di amministrazione degli Iacp provinciali. Tra gli «obiettivi strategici dell'attività di programmazione» fino al 2019 ha inserito anche il recupero dei canoni non versati.
RATE VERSATE «Ma attenzione - puntualizza l'amministratore unico di Area -, su quei 77 milioni di euro occorre considerare anche le rate già pagate e non ancora passate alla tesoreria dell'ente». Vero, ci sono infatti i 29 milioni di giacenza alle Poste, i soldi versati dagli inquilini (che pagano l'affitto con bollettino postale) che restano bloccati finché l'ente non procede all'accertamento e a tutta la trafila per l'incasso. «L'azienda - ha scritto il revisore dei conti nella relazione del 31 dicembre 2015 (l'ultima e sempre valida, la prossima dovrebbe arrivare a giugno) - è invitata a una maggiore attenzione nella tempestiva riscossione di tutti i canoni di locazione». Solo un esempio, dei 34 milioni da incassare nel 2015 sono stati incassati solo 13 milioni. Il resto è andato ad aumentare il monte dei canoni da riscuotere. Soldi fermi, giacenze accumulate negli anni del commissariamento assieme alle pigioni non pagate, mentre centinaia di famiglie in tutta la Sardegna sono in lista d'attesa per avere una casa popolare o aspettano la visita di un muratore che ripari il tetto.
ORDINE NEI CONTI Adesso, a dire la verità, sono diversi gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria avviati con i cantieri aperti in diverse parti dell'Isola ma, con tanti soldi fermi alle Poste e un'evasione così massiccia, come accidenti si può programmare la costruzione di nuovi appartamenti? Dagli uffici di Area spiegano che «si lavora, in collaborazione coi revisori, per fare ordine nei conti». E, appunto, una delle priorità è quella di combattere l'evasione. «La nostra gestione deriva per il 90 per cento dai canoni - sottolinea l'amministratore Maria Giovanna Porcu -, ed è con questi fondi che l'azienda può garantire un servizio e rispondere in maniera adeguata alle esigenze delle famiglie. Adesso è fondamentale rimettere a posto i conti, sistemare zavorre vecchie di anni, residuo delle gestioni di cinque differenti istituti provinciali. Ma in tutto ciò - puntualizza -, mentre è evidente che la legge vada applicata, non possiamo certo dimenticare il versante umano del nostro lavoro. Il fatto che ogni giorno abbiamo a che fare con persone, con famiglie che molto spesso, e oggi sempre più, non hanno un reddito sufficiente neanche per poter pagare puntualmente la nostra rata più piccola».
I PIANI DI RIENTRO Così, mentre vengono avviate le azioni contro i morosi furbi, «per gli altri, cioè per chi vive situazioni di povertà vera - spiega la responsabile del servizio Bilancio Adelia Murru -, facciamo i piani di rientro con cifre minime anche per cinque e otto anni». I casi più delicati, aggiunge, «vengono trattati col supporto dei soldi del Fondo sociale, un contributo con cui l'azienda aiuta le famiglie a ripianare il debito». Fondo sociale che, va ricordato, è sempre troppo piccolo rispetto a quel che servirebbe davvero. Il lavoro non c'è e la povertà cresce. Quante storie ci sono dietro le finestre delle case popolari, dentro i milioni di euro di pigioni non pagate?
Piera Serusi