Ciclismo: bilancio molto positivo per le tre frazioni disputate in Sardegna È un Giro indimenticabile Paesaggi mozzafiato e grandi personaggi
Dopo due giorni a parlare tedesco, il Giro d'Italia ha lasciato l'Isola lasciando come ricordo il sorriso sudamericano di Fernando Gaviria. A Cagliari è andata in scena una tappa difficile da dimenticare, che ha esaltato gli ingredienti tipici del territorio sardo, trasformandoli in contenuti tecnici: il maestrale, il caldo sole di maggio, i saliscendi delle coste e la vegetazione. Anche quella sfalciata di fresco. Tra i residui che il vento ha trasportato sulla sede stradale, il Tribulus terrestris , temutissimo dai cicloamatori e noto nell'Isola con il nomignolo di basapei (bacia piede). Il gran numero di forature nell'ultima frazione si può spiegare così.
SPETTACOLO CRUDELE Per chi ha forato negli ultimi 25 km, domenica è stato un incubo cercare di raggiungere il gruppo. Il vento ha recitato un ruolo da protagonista e gli uomini del nord ci sono andati a nozze, regalando al pubblico un finale mozzafiato, concluso con la perentoria volata del colombiano in via Roma. Tre vincitori e tre maglie rosa in altrettante tappe: se nella prima giornata il più acclamato è stato Fabio Aru, salito sul palco della presentazione, ad Alghero assieme a Giorgia Palmas, le giornate di corsa hanno tutte avuto un padrone assoluto.
PERSONAGGI L'Isola ha applaudito a Olbia il primo austriaco capace di conquistare una tappa e vestire la maglia rosa al Giro. Lukas Pöstlberger, 25enne carpentiere dell'Alta Austria, ha colmato un vuoto storico: quello austriaco era l'unico Paese confinante con l'Italia a non aver mai vinto. A Tortolì, il fuoriclasse degli sprint, Andre Greipel, ha coronato il proprio sogno rosa, dedicandolo alla mamma malata. Assieme a lui, sul podio, lo straripante sorriso
di Daniel Teklehaimanot, primo eritreo a vincere un gpm. Ha lasciato la Sardegna vestito d'azzurro, leader degli scalatori. A Cagliari, il 22enne sudamericano Fermando Gaviria ha messo una firma di prestigio su un traguardo che in passato aveva premiato, oltre a Oreste Magni, anche Mario Cipollini e Alessandro Petacchi (poi squalificato a beneficio di Robert Forster).
IL PUBBLICO Se l'assenza di Aru (già tornato in sella e proiettato verso il Tour de France) poteva generare il timore di una risposta tiepida del pubblico sardo, è bastata la festosa vigilia di Alghero a spazzare ogni dubbio. La Sardegna ha garantito ai corridori la migliore cornice, con passione, entusiasmo, correttezza. Ogni paese ha fatto di tutto per trasformare i 575 km di corsa in un unico tappeto rosa.
IL RICORDO Forse - per quanto possa sembrare paradossale - la tragedia di Michele Scarponi ha riavvicinato il popolo sardo al Giro. In tanti hanno voluto portare sulle strade l'affetto per il marchigiano, vincitore sulla Giara di Gesturi nel 2011. Striscioni, scritte sull'asfalto, cartelli, cori: l'Aquila di Filottrano è stata sempre presente al Giro d'Italia. In gruppo, invece, la squadra più tifata dai sardi è stata l'Astana, il corridore più ricercato Vincenzo Nibali, la più ammirata Giorgia Palmas. La bellezza della Sardegna ha vinto su tutto.
Carlo Alberto Melis