Il Bastione è riaperto da sette giorni e già si registrano i primi danni alla terrazza
Tre stranieri distruggono una lastra di marmo e poi fuggono
Vandali al Bastione? Certo, anche se sono vandali d'importazione: la prima “vittima” dopo la riapertura della terrazza è una lastra di marmo, nella parte che si affaccia su via De Candia. A distruggerla non sono stati, però, incivili nostrani. Qualche mattina fa, intorno alle 10, tre turisti sono saliti sulla lastra e, tra una fotografia e l'altra, si sono messi a saltellare sul marmo. Che, alla fine, ha ceduto. L'episodio non è sfuggito agli operai del cantiere che ancora lavorano nella terrazza. Ma, quando sono arrivati sul posto, i tre si erano già allontanati.
L'ESORDIO È accaduto quello che si temeva: in assenza di controlli, i vandali possono mettere a segno le loro bravate. In realtà, il bilancio della prima settimana non è del tutto negativo: nel corridoio verso l'ascensore è comparsa qualche nuova scritta (ma la zona deve essere ancora ripulita). E sono scomparsi cinque “connettori”, le strutture in plastica che tengono unite le lastre di plexiglas. «Un vero e proprio atto di vandalismo», afferma l'assessore ai Lavori pubblici Gianni Chessa, «dal momento che occorre fare un certo sforzo per toglierli. Se qualcuno vuole uno dei quei pezzi di plastica come souvenir», è la provocazione, «lo chieda al Comune: glielo regaliamo senza problemi».
I CONTROLLI Ma il problema esiste: il Bastione deve essere controllato. Ha retto bene, è vero, nonostante i due pienoni, quello del giorno dell'inaugurazione e del Sant'Efis party del primo maggio. Ma non ci si può fidare: in questi giorni, a effettuare la vigilanza sono tre persone (una di giorno, due la notte), dipendenti dei locali della terrazza. «Ma questo tipo di controllo», interviene l'assessora al Patrimonio Luisa Anna Marras, «non può essere sufficiente. Occorre personale che abbia le qualifiche per farlo». Entro la prossima settimana, si troverà la soluzione temporanea che coprirà il periodo estivo. Poi, calcolatrice alla mano, si deciderà che cosa fare per il futuro. Perché il servizio di guardiania costa. E non può essere affidato a personale assunto attraverso cantieri di lavoro o cooperative sociali. «Perché, appunto, non sono qualificati».
IL FUTURO Nei prossimi mesi, il Comune gestirà la vigilanza a spese proprie. Poi, si cercherà di capire che cosa fare. E la soluzione non è certo dietro l'angolo: per allestire una servizio di videosorveglianza davvero utile occorre sistemare, secondo un progetto già arrivato negli uffici del Comune, una quarantina di telecamere. Dalle casse pubbliche dovrebbe uscire circa ottocentomila euro solo per l'allestimento. Poi, servirebbero circa cinquantamila euro l'anno per la gestione (oltre agli eventuali problemi tecnici, bisogna tenere conto che gli addetti tratterebbero dati sensibili: dunque, davanti ai monitor non potrebbe starci chiunque). «Ma, prima di tutto», riprende Chessa, «devono i cittadini stessi a vigilare, rimproverando o segnalando i comportamenti incivili».
LA LITE Il Comune deve affrontare il problema della sorveglianza. Ma sulla terrazza si sta combattendo anche una battaglia legale tra due società che si contendono la gestione del Caffè degli Spiriti. Da un lato, c'è la Dunnage, la società che gestiva il locale prima della chiusura di due anni fa, dall'altro, la Lemura, la società che, in questo momento, ha in mano le chiavi del locale. Una battaglia cominciata qualche tempo dopo la chiusura del Bastione. E che è andata avanti in tutti questi mesi: in ballo c'è il contratto di affitto di ramo d'azienda tra la Free Time, la società locataria del locale, e la stessa Dunnage. Una battaglia a colpi di carte bollate, ben lungi dalla conclusione. In un primo momento, quel contratto è stato ritenuto valido. Ma, nei giorni scorsi, c'è stata la pronuncia di un giudice che ne ha sospeso la validità, consentendo così alla Lemura di aprire i battenti il 28 aprile. E si arriva al paradosso che il locale, in questo momento, è gestito da una società e la pagina Facebook dello stesso locale da un'altra azienda. Una matassa che i giudici dovranno districare nei prossimi mesi.
Marcello Cocco