Rassegna Stampa

Il Sardegna

Anfiteatro, tribune mangiasoldi il Comune chiede 200mila euro

Fonte: Il Sardegna
26 maggio 2009

Viale Sant'Ignazio. Stabilita la spesa per la messa in sicurezza della “legnaia” in vista della stagione stiva

appello alla Regione Il Municipio: entro settembre sarà pronto il piano per il restyling

Ennio Neri cagliari@ilsardegnablu.it ¦

Altri 200mila euro per la “legnaia” dell’anfiteatro. E dal Comune annunciano: «A settembre il nuovo progetto che dovrà ridimensionare le tribune ». Stravolgendo così l’attuale assetto della struttura. Sembra che dagli uffici comunali ci sia l’ok per lo smantellamento dell’anello superiore e lo spostamento in avanti della platea. Un intervento che richiederà il sacrificio di almeno 500 posti a sedere, finalizzato però a garantire un minimo di visibilità in più al monumento (attualmente nascosto dalle tribune in legno), senza rinunciare alla possibilità di ospitare i grandi eventi estivi all’aperto. Un piano che sa anche di parziale concessione agli appelli di intellettuali e ambientalisti che, ricordando che quella è una struttura abusiva, da anni chiedono a gran voce la rimozione totale delle tribune, per riportare alla luce quanto resta dell’anfiteatro romano. Ma in attesa del progetto futuro, anche quest’anno il conto spese per il maquillage della grande arena romana in vista della stagione concertistica estiva del 2009, è arrivato: 200 mila euro.
«ESATTAMENTE come tutti gli anni», assicura la dirigente dell’Area servizi al cittadino Ada Lai, «è un lavoro che si fa soltanto una volta all’anno e ci garantisce un ritorno economico importante in vista della stagione estiva. Forse quest’anno riusciremo addirittura a risparmiare qualcosa. Oltretutto», specifica, «è la stessa cifra che si spende oggi per mantenere funzionale qualsiasi teatro». La cifra di 200 mila euro «compare negli atti che abbiamo ricevuto stamattina», spiega il presidente della commissione comunale Cultura Maurizio Porcelli, «anche quest’anno ci sono tanti interventi da fare prima della messa della Diocesi a metà giugno e l’inizio dei concerti ». I lavori sono sempre gli stessi: la rimozione delle erbacce, il rivestimento con materiale ignifugo dei camminamenti, la sistemazione del palcoscenico, dei bagni e dei camerini. Un make-up in piena regola che prevede anche il controllo dell’impianto fonico e il collaudo degli anelli. A sborsare i soldi euro sarà la Regione, il Comune li girerà al Teatro lirico che si occupa di curare materialmente gli interventi. E già si delinea il profilo dell’anfiteatro del futuro. «L’importante è che quest’anno venga definito il progetto di ristrutturazione», spiega ancora Ada Lai, «un ridimensionamento sarà inevitabile. Pensiamo alla rimozione della gradinata più alta e allo spostamento in avanti della platea. Probabilmente avremo 500 posti a sedere in meno, ma lo scopo dell’intervento», conclude, «mira a restituire visibilità alle parti archeologiche dell’anfiteatro, naturalmente ci coordineremo con la Sovrintendenza archeologica». «L’importante adesso è che a fine anno si apra un tavolo di concertazione per mettere nero su bianco una volta per tutte quale sarà il futuro dell’anfiteatro», spiega Porcelli, «mi aspetto che si dica sì a un monumento vissuto dalla città per 12 mesi l’anno ».

 

La soluzione degli ecologisti l'arena dalla parte opposta La proposta ¦
¦ La soluzione degli ambientalisti: le tribune in legno montate dalla parte opposta. «Se si l'interesse è quello di preservare un suggestivo luogo di spettacolo, la soluzione proponibile è semplice e definitiva», spiega Stefano Deliperi del Gruppo di Intervento giuridico, «rimuovere la "legnaia" e montare un allestimento teatrale, tribune comprese, avendo sullo sfondo l'Anfiteatro romano. Così si potrebbe salvaguardare e fruire nel suo naturale aspetto di bene culturale il più importante monumento di epoca romana della Sardegna». L'Anfiteatro (uno dei tre soli anfiteatri romani scavati nella roccia ancora esistenti) riveste le caratteristiche di “bene culturale” ed è tutelato con vincolo paesaggistico: “I beni culturali”, recita il codice, “non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure da recare pregiudizio alla loro conservazione”.