Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Le scarpe da tennis sono ancora troppe: serve più sacralità

Fonte: La Nuova Sardegna
5 maggio 2008

DIETRO LE QUINTE. RITARDI E CRITICHE

Le scarpe da tennis sono ancora troppe: serve più sacralità





________________________________________
CAGLIARI. Questa volta a non rispettare i tempi è stato Sant’Efisio. Solo alle 12,30 il cocchio dorato è uscito dalla piazzetta di Stampace: mezz’ora più tardi rispetto al previsto, rallentando una sfilata fluida scorrevole, un continuo succedersi di traccas, figuranti a piedi, cavalieri campidanesi e miliziani. Tutto quasi alla perfezione, ma occhio ai dettagli dicono gli esperti.
La cronaca. Alle 9.30 sei vigili motociclisti avviano la processione, seguiti da quattro carabinieri a cavallo e dalla “tracca” di Sarroch che apre la sfilata di ventiquattro carri folcloristici. A seguire il corteo dei costumi di Pula, Capoterra, Sarroch e Iglesias. Parte per ultima, alle 11.30, la rappresentanza cagliaritana.
Tempi rispettati anche da “campidanesi” e miliziani. Più lenta la guardinìa. I cronometri saltano col corteo del santo. Il ritardo determina non meno di venti minuti di attesa, con i “dottori” e l’Alternos fermi in mezzo al Largo Felice, i cavalli nervosi, l’allineamento da ricostituire, gli spettatori, autorità comprese, in ricreazione. Via Roma, durante la “ramadura” e in attesa del passaggio del santo, sembra una piazza trafficata all’ora dello shopping. Passano gli anni, cambiano i responsabili, ma è destino che sant’Efisio sfori sui tempi che dovrebbero rigidi e invece sono sempre elastici.
Nessun problema invece nel caravanserraglio di piazza Yenne proprio sotto la statua di Carlo Felice, dove si radunano da sempre le traccas. Nessun incidente, soprattutto nessun giogo che si rifiuti, come è successo l’anno scorso, di partire.
La religiosità. Finalmente tutti i figuranti hanno rispettato lo stile religioso della processione, con scarsi trallallera urlati come sulla strada per “Sant’Arega”. Molti rosari cantati alternativamente da maschi e femmine. Solo due cavalieri campidanesi nella parte iniziale della sfilata, in via sant’Ignazio, non hanno rinunciato al desiderio di fumare per intero la sigaretta appena accesa.
La tradizione. «Una maggiore attenzione nella scelta dei costumi - dice Giuseppe Spiga, ricercatore della Sovrintendenza ai Beni artistici e storici della Sardegna - non guasterebbe. Da lontano sembra tutto bello. Da vicino purtroppo si scoprono costumi, pochi per fortuna, sicuramente falsati, scarpe da tennis portate disinvoltamente da alcuni figuranti, e piccoli tappeti persiani tra i sottosella dei cavalieri campidanesi. Qualche signorina in costume sardo, anziché adornarsi di gioielli in oro, preferisce la più economica ma certo brutta bijotteria. Meno rischi, ma anche meno qualità. Peccati veniali? Forse. Ma da oggi in poi bisognerebbe essere più tassativi con i gruppi folk». (mg)