«Siamo felici di essere riusciti a restare a Cagliari», sottolinea più volte il presidente della società rossoblù, Tommaso Giulini. Che, a un certo punto, si concede un sorriso: «Ringraziamo i sindaci dei numerosi Comuni, come Pula od Olbia, che hanno tentato di convincerci ad andare da loro». Perché sì, lo stadio temporaneo si chiamerà pure Sardegna Arena perché guarda a tutta l'Isola, ma il legame tra la città e la sua squadra è profondo e, alla luce del ricordo dell'esilio a Trieste, appena cinque anni fa, importante da preservare.
IL SINDACO Tenere il Cagliari a Cagliari era anche l'obiettivo del sindaco Zedda: «Mi fa piacere essere arrivati alla conclusione di una vicenda che va avanti dal 2011 e sul cui esito positivo, allora, avrebbero scommesso davvero in pochi. Ringrazio il Consiglio comunale, che ha approfondito ogni aspetto della vicenda ma ha dato il via libera in tempi davvero strettissimi, consentendoci di rispettare i tempi previsti dalla legge sugli impianti sportivi. Questo sarà lo stadio della Sardegna intera: uno stadio da vivere in modo sereno, con le famiglie. E sarà anche un motore propulsore dell'economia non solo cittadina ma di tutta l'Isola».
LA REGIONE Il presidente Francesco Pigliaru ha elogiato la dirigenza rossoblù per «il coraggio» con cui si è lanciata nell'impresa e ha parlato dello sport come di un attrattore turistico. «Nel grande gioco di squadra» che ha portato all'avvio dei lavori, ha aggiunto, «la Regione ha fatto la sua parte» mettendo a disposizione del Cagliari calcio, tramite la Sfirs, una linea di finanziamento a tasso agevolato che «potrà essere utilizzata dalla società sia per la realizzazione dello stadio temporaneo che per lo smantellamento e la ricostruzione del Sant'Elia». (m. n.)