Il saggio Giuseppe Puligheddu ha dedicato un lungo studio al parlamentare di Bitti La rivoluzione di Asproni Il protagonista sardo del risorgimento italiano
T rent'anni sulla breccia, nel cuore decisionale del processo risorgimentale, ma da erede della “sarda rivoluzione” del 28 aprile 1794, celebrata ora come “Sa die de sa Sardigna”. Giorgio Asproni nasce a Bitti nel 1808, anno della morte di Giommaria Angioy, eroe di quella primavera sarda capace prima di fermare il tentativo dei francesi di occupare l'Isola e poi con la storica sollevazione del 28 aprile 1794 di cacciare il vicerè e i funzionari piemontesi. Il sogno di uno stato repubblicano e la battaglia contro le ingiustizie sociali potevano idealmente passare così dall'avvocato di Bono al parlamentare di Bitti, non tanto per la coincidenza di date, ma soprattutto grazie all'amicizia tra Asproni e il canonico Salvatore Frassu, segretario di Angioy.
Parte da qui il saggio “Giorgio Asproni - Nel nome della rivoluzione - Un protagonista sardo nel risorgimento italiano” pubblicato proprio ora che la Regione ha deciso di dedicare ad Asproni le celebrazioni di “Sa die”. Il libro è curato da Giuseppe Puligheddu, docente del liceo classico di Nuoro intitolato ad Asproni: 140 pagine, uno studio lungo nove anni, avviato in occasione del bicentenario della nascita del deputato di Bitti. Il lavoro coinvolge gli studenti e fa onore alla scuola, capace di ricostruire con efficacia il percorso di Asproni fin dalla sua nascita in una famiglia pastorale, passando per le università di Sassari e Cagliari, l'impegno da canonico penitenziere a Nuoro, la responsabilità di direttore ed editorialista nella stampa democratica dell'Ottocento e il suo ruolo di leader della Sinistra storica. Il libro, edito da Ilisso e impreziosito da una accurata sequenza iconografica grazie alla collaborazione con prestigiosi musei e archivi italiani ed esteri, è un efficace strumento di divulgazione dell'opera di un personaggio che pur non tanto conosciuto è considerato - come nota nella prefazione Manlio Brigaglia - uno dei cento uomini che hanno fatto l'Italia.
«Dalle carte - racconta Puligheddu - emergevano sorprendentemente tutti i protagonisti dell'unificazione italiana: Cavour, Garibaldi, Mazzini, Crispi, Cattaneo, Ferrari, Rattazzi, Gioberti, Depretis, Brofferio, Bertani e non ultimo Bakunin. La personalità di Asproni compariva accanto a questi nomi non in subordine ma come figura di primo piano. La sorpresa diventava sempre più grande e inspiegabile pensando al fatto che, nei capitoli di storia studiati a scuola, nessuno avesse mai menzionato Asproni».
Asproni viene indirizzato alla carriera ecclesiastica dallo zio, il canonico-poeta Melchiorre Dore. Nel 1848 l'ingresso in politica, eletto nel parlamento subalpino. «Mio principio massimo e primordiale è l'unità d'Italia a qualunque prezzo e oggetto delle mie speciali cure sarà la nostra Sardegna», dice alla partenza per Torino. La carica di canonico è incompatibile con lo scranno parlamentare: opta per il secondo. Il suo rigore morale e la verve battagliera emergono soprattutto contro Cavour che di lui disse: «Se la Sardegna avesse quattro Asproni sarebbe ingovernabile». E lui ribattè: «A fare l'isola infelicissima è bastata l'opera di un solo uomo, lui stesso, ministro onnipotente». Morì a Roma nel 1876 dopo aver fatto tante cose: sostenuto Garibaldi nell'impresa dei Mille, diretto a Napoli “Il Popolo d'Italia”, promosso le società di mutuo soccorso, scritto il suo imponente Diario. Nel suo testamento politico si legge: «La Sardegna è stata sempre il più caro oggetto degli affetti miei. Io però dispero delle future sorti dell'isola. Non ha uomini abili a rigenerarla».
Marilena Orunesu