Riunione tra istituzioni, società e forze dell'ordine. La prefetta: «La repressione non basta»
Il modello inglese contro gli ultrà Scontri a Sassari, inaugurato il primo tavolo regionale del tifo
Il tifo violento deve e può essere sconfitto. «Abbiamo il dovere di provarci con tutti i mezzi a disposizione. La repressione, da sola, non basta. In Inghilterra ci sono riusciti con un modello che potrebbe essere imitato», ha ribadito la prefetta di Cagliari, Giuliana Perrotta. La guerriglia di Sassari, con gli ultrà cagliaritani protagonisti di un assalto con lancio di pietre e bastoni, è ancora fresca nella memoria di tutti i veri tifosi. A un mese da quei fatti, ieri i rappresentanti delle istituzioni, delle forze dell'ordine e alcuni esperti del mondo accademico e culturale sardo si sono trovati attorno al tavolo della prefettura, a Cagliari. Parola d'ordine: deradicalizzare il tifo violento e isolarlo. Come? Predisponendo una serie di iniziative e azioni, anche a livello sociale, economico, culturale e psicologico. Oppure, come ha suggerito il presidente della Dinamo Sassari (presente all'incontro) «trasferendo i modelli positivi, come quello del basket, nel calcio».
IL PIANO «In passato», ha evidenziato la Perrotta, «sono state introdotte misure repressive sempre più dure per sconfiggere il tifo violento. Si è arrivati quasi a militarizzare gli stadi. Se le violenze si spostano all'esterno significa che quanto fatto non basta. Serve una riflessione». Riflessione avviata ieri nell'incontro, voluto fortemente dai due prefetti di Cagliari e Sassari. Presenti i rappresentanti dei due Comuni, di Regione e Provincia del Sud Sardegna, i questori del capoluogo sardo e di quello sassarese, il direttore dell'ufficio scolastico regionale, le società sportive di Cagliari calcio, Torres e Dinamo Sassari. Al loro fianco gli esperti e studiosi Bachisio Bandinu, Maria Antonietta Mazzette, Camillo Giuseppe Tidore, Maria Antonietta Mongiu, padre Salvatore Morittu e Silvano Tagliagambe. Nella prima riunione della Conferenza regionale permanente sul tifo si è cercato di tracciare il percorso da seguire per programmare progetti e interventi precisi. «Dobbiamo conoscere il fenomeno», ha commentato Perrotta.
L'OFFESA La prefetta di Cagliari ha aggiunto: «Il tifo violento ha implicazioni di vario tipo. La comunità di Sassari è stata offesa dalla parte violenta del tifo cagliaritano. Forse la nostra è un'iniziativa velleitaria, anche un po' naif. Ma noi ci dobbiamo provare. In Inghilterra ci sono riusciti». L'iniziativa è stata accolta positivamente dai partecipanti. Un confronto diretto incentrato anche su quanto accaduto un mese fa, prima dell'amichevole di Sorso tra la squadra locale e il Cagliari calcio. «Un episodio da chiarire in modo definitivo», ha evidenziato il sindaco di Sassari, Nicola Sanna. «Servono delle decisioni strutturali perché è necessario preparaci per affrontare nuove, ed eventuali, situazioni simili».
LE ASSOCIAZIONI Nelle prossime riunioni verranno decise le iniziative da attuare. La prefetta di Cagliari ha ricordato: «Non ci possono essere delle sacche di violenti nelle nostre città. Il fenomeno tocca tutta la società. Per questo non basta la repressione, necessaria quando avvengono i fatti. Dobbiamo agire per prevenire e lo possiamo fare analizzando il mondo ultrà per cercare di deradicalizzare i fanatismi dei supporter rossoblù». C'è una speranza: «Vogliamo», aveva spiegato subito dopo i fatti di Sassari Perrotta, «che le tifoserie organizzate si trasformino in associazioni riconosciute e che possano così interloquire con le società di calcio». Durante l'incontro di ieri tutti hanno potuto leggere il contenuto del comunicato degli Sconvolts. Parole che difficilmente lasciano spazio a confronti con le istituzioni, mai riconosciute dagli ultrà come interlocutori. «Recuperare alla legalità le organizzazioni di tifosi», come ha spiegato la prefetta, non sarà per niente semplice. Il Tavolo del tifo da ieri ci proverà.
Matteo Vercelli