Rassegna Stampa

Il Sardegna

Stadio, Cellino chiama la Regione «Floris? Deve andare a Collodi»

Fonte: Il Sardegna
25 maggio 2009

Lo scontro. Il presidente rossoblù contro il sindaco: «Parleremo del nuovo impianto quando lui non ci sarà»

Appello a viale Trento: «Lì ci sono molti tifosi del Cagliari, mi aiutino Soru lo avrebbe fatto

Enrico Fresu enrico.fresu@epolis.sm ¦

Chiede di non fargli domande sul Sant'Elia: «Non fatemi parlare dello stadio». Ma non parlandone Massimo Cellino, fuori dagli spogliatoi dopo il trionfo rossoblù contro l'Inter, spara una bordata e lancia un appello: «Potremo affrontare di nuovo la questione», dice a caldo, «solo dopo le elezioni, con un altro sindaco: quello che c'è adesso dovrebbe fare il sindaco di Collodi». E dopo aver spedito Emilio Floris al paese di Pinocchio, il presidente continua: «Alla Regione le cose sono cambiate, lì ci sono tanti tifosi del Cagliari, adesso devono dimostrare di esserlo». Come? Dandogli una mano, sostiene Cellino, a restituire alla città uno stadio degno di questo nome. Nuovo. «Soru me l'avrebbe già fatto fare», infila lì il patron già candidato alle regionali nel listino di Mauro Pili proprio nelle elezioni vinte dall'ex governatore sanlurese, suo compaesano. COSÌ, verso la fine di una stagione più che positiva per la squadra, Cellino attacca ancora il sindaco e chiama la Regione, per mettere fine alla telenovela del Sant'Elia, stadio intubato che non avrebbe permesso al Cagliari di giocare davanti ai suoi spettatori le partite dell'agognata Coppa Uefa, che intanto si sarebbe chiamata Europa League. È Floris, secondo il presidente, l'unico e vero colpevole. È lui che non ha dato il via libera al progetto dell'architetto Manca di Villahermosa presentato dalla società. Sempre il primo cittadino avrebbe “bruciato” appuntamenti importanti, per i quali il patron era tornato apposta sull'Isola da Miami. Ancora: Floris, con il suo non decidere, avrebbe prima spinto il Cagliari verso un ipotetico impianto a Quartu e poi, in caso di qualificazione alle competizioni europee, a giocare le partite in casa a Udine, tra i capoluoghi italiani più difficili da raggiungere per un sardo. «SEU ASSOLU», ha detto Cellino, alla guida della società di viale La Playa da giugno del '92, «Non sono né Moratti né Berlusconi, qualcuno mi deve aiutare ». Diciassette anni e un Sant'Elia, rifatto per i Mondiali del '90, che intanto è caduto a pezzi. Della vecchia struttura viene utilizzata solo la tribuna. Il resto è una ragnatela Innocenti. Il consiglio comunale, sull'argomento, ha già preso posizione: Emilio Floris, ha stabilito l'assemblea, deve pronunciarsi. «La città e la sua gente», avevano detto i componenti della sua maggioranza con una lettera che aveva rischiato di scatenare un terremoto politico, «non possono permettersi di perdere la loro squadra». Il sindaco, dopo la rottura delle trattative con il Cagliari Calcio, si è sempre detto disponibile a una ripresa del dialogo. Ma il suo interlocutore, ormai, sembra non volerci avere più niente a che fare. Con il suo appello Cellino ha passato la patata bollente a viale Trento. E la chiamata in causa della Regione potrebbe aprire un nuovo capitolo della saga infinita sullo stadio.