Viale S. Avendrace. Ancora carta bollata a Tuvixeddu
Gli inquilini del palazzo ceduto all'impresa in cambio dell'area di viale Sant'Avendrace rivendicano il diritto d'acquisto.
I pilastri sono crollati sotto la spinta della ruspa, il cemento è stato portato via. Ciò che resta delle tombe punico-romane che si affacciano su viale Sant'Avendrace è di nuovo visibile. Il 24 aprile scorso è stato firmato l'atto di cessione alla Regione, da parte dell'impresa Raimondo Cocco Costruzioni, dell'area di 1200 metri quadri dove, in virtù di una concessione edilizia del 2005, era stata avviata la costruzione di un edificio. In quell'area - ceduta in cambio di un palazzo con 14 appartamenti in via Dante 101, 103 e 105, l'impresa stessa realizzerà una piazza che sarà uno degli accessi al parco archeologico di Tuvixeddu.
IL CONTENZIOSO Ma il finale di questa storia non è ancora scritto. Perché undici dei 14 inquilini dell'immobile hanno proposto un ricorso al Tar e chiedono l'annullamento degli atti - dalla delibera della Giunta del settembre 2008 che autorizza la transazione tra Regione e impresa Cocco, ai contratti di vendita - che hanno portato allo scambio di beni.
Il ricorso, predisposto dagli avvocati Andrea Pogliani e Luigi Sanna, si fonda - in estrema sintesi - su due elementi. Primo: la dismissione dei beni regionali, come stabilisce la legge regionale 35/95, deve essere fatta con la procedura del pubblico incanto, salvo non si decida di fare una licitazione privata con offerte in aumento. Secondo: hanno titolo all'acquisto degli alloggi gli assegnatari o i loro familiari conviventi che abbiano in affitto un alloggio da oltre un quinquennio.
GLI INQUILINI Gran parte degli inquilini occupano gli appartamenti, da circa 100 metri quadri ciascuno, da almeno 20 anni (molti da quasi 50) e pagano per gli affitti 200 euro in media, alla luce delle disposizioni testamentarie dell'avvocato Giuseppe Asquer, che nel '62 aveva nominato la Regione sua erede ed aveva chiesto che i suoi beni venissero messi a disposizione dei bisognosi.
LA VENDITA Molti di loro fin dagli anni '80 hanno chiesto alla Regione di poter acquistare gli immobili ricevendo quasi sempre risposte dilatorie. Poi, inopinatamente, il palazzo è stato ceduto e loro si sentono defraudati. Alla domanda: «Che cosa ne sarà degli inquilini», Michele Cocco, uno degli amministratori della Cocco costruzioni, risponde diplomaticamente: «Vedremo».
I CONTI IN TASCA Per capire che l'impresa sarà probabilmente costretta a rinegoziare gli affitti o a vendere gli immobili basta fare due conti: il palazzo, così com'è, vale 2,7 milioni di euro e rende, in affitti, poco meno di 34 mila euro all'anno. Di contro l'area di Sant'Avendrace ceduta alla Regione è stata valutata 1,6 milioni. Ma l'impresa spenderà circa un altro milione per demolizione, progettazione e realizzazione della nuova piazza. A meno che non voglia fare beneficenza, come fece l'avvocato Asquer, l'impresa vorrà far fruttare il suo investimento.
FABIO MANCA
24/05/2009