SANTA GILLA. La denuncia dei pescatori del Consorzio e di Legambiente
Vogliono l'acqua dolce ma la pretendono pulita i pescatori del consorzio ittico Santa Gilla. Acque senza colibatteri, senza metalli pesanti, senza i residui delle terre dell'ex laveria Silius slavate dalle piogge. E invece dentro il canale che costeggia i rii Mannu e Cixerri di Assemini (i due fiumi senza più scarichi fognari dopo la costruzione del collettore del Tecnocasic) finisce ancora di tutto.
IL RIGAGNOLO Per questo quel rigagnolo ai lavoratori dello stagno fa ancora paura. «I temporali lo fanno gonfiare e quando si infila nella laguna si porta dietro le sue porcherie, i suoi veleni», avverte Emanuele Orsatti, presidente del consorzio che raduna centocinquanta soci. «Quando ciò avviene saltano i parametri di salubrità e così la Asl ci fa interrompere la raccolta di arselle e cozze».
LE VERIFICHE Due giorni fa il capo dei pescatori cagliaritani e Vincenzo Tiana di Legambiente hanno fatto un sopralluogo per verificare le condizioni della laguna, un'area troppe volte presa di mira da chi si vuole sbarazzare dei rifiuti solidi ma anche di sostanze ad alto rischio come vernici e contenitori di acidi, abbandonandole lungo gli argini. Un vero e proprio tour che ha raggiunto la zona della laveria ma anche quella delle aree di colmata dove vennero depositati i fanghi impregnati di metalli pesanti e altri inquinanti depositati negli anni sui fondali di Santa Gilla e dragati dalla laguna nella seconda metà degli anni Settanta dopo il colera che colpì Cagliari.
GLI IMPIANTI «Nel punto di confluenza dei rii Mannu e Cixerri che per decenni avevano raccolto gli scarichi fognari di Assemini, Elmas, Uta, anche a Sestu furono allora realizzate alcune paratie e un canale di raccolta per impedire ai fiumi di riversarsi direttamente in laguna. Quegli impianti nati per far fronte a un'emergenza vera oggi forse non hanno più ragion d'esistere. Bisognerebbe ripensare a quel progetto, dopo accurate analisi sulle acque dei due fiumi, per far ripartire la produzione della pesca in laguna grazie all'apporto indispensabile delle acque dolci cariche di nutrienti». Perché gli argini in cemento non avevano solo permesso di mettere fine all'inquinamento di colibatteri fecali e altri inquinanti dentro lo stagno ma, sbarrando i fiumi, avevano anche fatto crollare il naturale equilibrio biologico della laguna e, di conseguenza, le produzioni ittiche.
LE CERTEZZE «Per noi le acque dolci sono manna, l'importante è che siano sane», dice Emanuele Orsatti, che mette l'accento sui danni oggi esistenti negli impianti a monte della laguna. «Uno dei muraglioni di cemento ha ceduto, le paratie sono bloccate dal tempo e dall'incuria e dunque l'acqua del canale raggiunge la laguna. Allora perché non intervenire con un piano di riqualificazione dell'intero compendio di pesca e della zona umida anche in previsione della nascita del parco delle zone umide di Cagliari?». Insomma, se il prolungato abbandono delle infrastrutture di protezione ha causato il loro deterioramento e determinato l'attuale inutilità, perché non far ripartire la macchina del recupero per rivitalizzare la laguna? «Si facciano le analisi di tutti gli apporti idrici di Santa Gilla, si verifichi lo stato di salute e ci ridiano le acque dolci», chiedono i pescatori. «Più ne abbiamo e più crescerà la produzione».
LE RICHIESTE Nella sede del consorzio regna la speranza ma si fanno anche i conti col pessimismo. Abituati come sono a trovare tante, troppe porte chiuse, i pescatori chiedono almeno interventi rapidi per il canale sotto la laveria che sfocia a sa Mura. «Ci finiscono ancora alcuni reflui fognari di Assemini», conferma Legambiente. «Il Comune dovrebbe intervenire, così come l'amministrazione comunale di Cagliari dovrebbe risolvere il problema delle baracche abusive dietro la centrale Enel, quelle dietro l'Auchan e nella zona del Fangario», dice Vincenzo Tiana.
Da parte sua il sindaco di Assemini, Marco Puddu, ricorda gli interventi fatti: «Assemini è da tempo collegata con il depuratore di Macchiareddu, non mi risulta che nel canale vicino alla laveria ci siano ancora scarichi fognari attivi», dice, smentendo così le denunce di pescatori e Legambiente.
Andrea Piras