Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il quartiere che vorrei

Fonte: L'Unione Sarda
4 aprile 2017

SANT'AVENDRACE. Presentato agli abitanti il progetto da 26 milioni

 

Le speranze dei residenti per la riqualificazione

 


Idee chiare e per nulla confuse. Se fosse toccato a loro scrivere il progetto per riqualificare il quartiere avrebbero saputo benissimo cosa fare. Perché a Sant'Avendrace vivono o lavorano da decenni e le loro proposte nascono da bisogni quotidiani.
NONNE E NIPOTI Nonna Viviana Rossi, 61 anni fresca di pensione, vorrebbe un parchetto per far giocare il suo nipotino. «Abito in via Santa Gilla da 32 anni. È vero che ultimamente hanno rifatto i giardini davanti al Siotto, ma Oscar lì non può giocare. Quegli attrezzi servono per far allenare i grandi e non per far divertire i bambini. Mio nipote si accontenterebbe dei giochi gonfiabili». Viviana era tra i residenti che ieri sono arrivati puntuali alla presentazione del progetto per la rinascita di Sant'Avendrace, appuntamento organizzato dal gruppo consiliare del Comune che ha riempito la sala del centro culturale Intrepidi Monelli. In platea anche Chicco Pusceddu, geometra settantunenne la cui famiglia vive nel rione da tre generazioni. Lui di questo pezzo di città conosce ogni cosa. «È dal 1970 che sento parlare di riqualificazione. Sono proprio curioso di sapere cosa sarà del catino in via San Donà, di come verrà rivalutato il lungo stagno dove potrebbe essere realizzato un percorso naturalistico di altissimo valore». Alla notizia della creazione di ponti e passerelle che creino un collegamento con l'area della laguna poi, il geometra resta di sasso. «Credo che i sovrappassi non portino nulla di buono, solo offrire l'occasione ai ragazzini di salirci sopra e tirare qualcosa a chi passa di sotto. Comunque, staremo a sentire».
I RELATORI Mentre sul palco prendono posto l'assessora ai Lavori Pubblici Francesca Ghirra, il capogruppo in Consiglio dei Progressisti sardi, Matteo Massa e i relatori che hanno illustrato le tre fasi del piano, anche Salvatore Manca, ingegnere sessantaseienne e residente con la famiglia in via Tirso da vent'anni, raccoglie le idee e prepara le domande. «Spero che ci sia continuità con il centro. Servono più servizi e più verde. Sembra incredibile ma in tutto il viale c'è un solo albero. Un bel ficus accanto all'edicola. Ma allora mi chiedo “perché l'hanno chiamato così?”».
IL PARCO E il verde verrà. Nel progetto finanziato con il bando per le periferie del Governo (18 milioni pubblici e 8,5 di privati) oltre alla realizzazione di servizi e infrastrutture e al recupero dell'ex Mattatoio con 66 appartamenti di edilizia popolare, è previsto un parco urbano, sportivo ed educativo a San Paolo. Così anche il piccolo Oscar avrà un posto in cui giocare.
Mariella Careddu