Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'azienda porto, record e dolori

Fonte: L'Unione Sarda
3 aprile 2017

 

 

La marcia è inserita. È alta ma può salire ancora. Restano criticità e problemi, soprattutto sul versante dell'accoglienza e dei servizi destinati ai turisti, come evidenziato dalla prima parte della nostra inchiesta pubblicata ieri, ma a leggere gli ultimi dati il porto storico di Cagliari può guardare al futuro con ragionevole ottimismo. Il 2016 è stato infatti un anno record sul fronte dei numeri, la migliore performance dell'ultimo decennio. «Siamo il terzo porto italiano come percentuale di crescita - annuncia con soddisfazione il commissario straordinario dell'Autorità portuale Roberto Isidori -, sia sul fronte del traffico merci che di quello passeggeri. Un risultato molto positivo frutto del lavoro sinergico di tutti gli attori coinvolti. Si può fare meglio? Sicuramente. Però la strada è quella giusta».
DATI RECORD Una strada che ha portato a festeggiare numeri che non si vedevano dal 2007. Più 7% nel traffico delle merci via Tir (rotabili, come si dice in gergo tecnico), con 3 milioni e 970mila tonnellate di prodotti di ogni genere passati per la banchina del molo Sabaudo. Risultati ancora migliori ha fatto segnare il traffico passeggeri, prevalentemente Tirrenia, cresciuto del 25% pari a 322 mila e 466 passeggeri. Dati che hanno contribuito a una crescita del Pil sardo ancora difficilmente stimabile ma certamente consistente. Il porto storico di Cagliari, anche senza contare il porto Canale dedicato prevalentemente ai container, rappresenta infatti una delle maggiori aziende sarde - se non la principale - per volume di affari complessivo. Un motore di sviluppo e crescita economica che muove centinaia di milioni di euro ogni anno. Dando lavoro a circa 500 persone che diventano oltre 2000 con l'indotto. Le imprese portuali impegnate direttamente nelle attività marittime sono una decina, ognuna con le sue specificità. Ma ci sono anche le cooperative dei piloti e degli ormeggiatori, le società dei rimorchiatori, i guarda-fuochi, gli spedizionieri, gli agenti marittimi. Un esercito che ogni giorno consente a Cagliari e buona parte della Sardegna di commerciare e restare in comunicazione col resto del mondo.
CHIUDE LA COMPAGNIA PORTUALI Un meccanismo complesso con parecchi ingranaggi da sistemare. Un esempio? Proprio ieri la Compagnia lavoratori portuali ha di fatto chiuso per sempre i battenti. Dopo oltre 90 anni, come comunicato dal presidente Ubaldo Onnis il 13 marzo scorso, la società che un tempo aveva il monopolio di tutte le attività di banchina nello scalo cagliaritano, ha cessato l'attività a causa dei troppi debiti accumulati negli ultimi 15 anni. «La situazione è complessa - spiega il commissario -, ma posso assicurare che salvaguarderemo i livelli occupazionali e la funzionalità del porto». La soluzione è stata già individuata: una volta chiarito al centesimo lo stato debitorio della Compagnia, nascerà una nuova società che riassorbirà i 48 lavoratori superstiti. «Come si è visto il lavoro in porto non manca - spiega Isidori -, col Ministero stiamo seguendo da ottobre questa situazione che si trascina da anni su cui c'è anche un contenzioso giudiziario (sui crediti che la Compagnia vanterebbe nei confronti di altre imprese portuali ndr ), ci sono questioni tecniche da risolvere ma siamo convinti di trovare una sintesi positiva».
LE INFRASTRUTTURE Ma per far decollare definitivamente il porto storico serve molto altro. E in alcuni casi - come sul versante del miglioramento delle linee di comunicazione e trasporto del cosiddetto retro porto - c'è bisogno del Comune, della Regione e dello Stato. Il punto di svolta dovrebbe essere l'approvazione del nuovo piano regolatore, che pare imminente. «Tutti i soggetti coinvolti stanno lavorando in sinergia nell'ottica di una gestione moderna della cosa pubblica - assicura Isidori -, non ci sono difficoltà e speriamo di avere presto a disposizione questo fondamentale strumento di programmazione». Tra le varianti previste c'è lo spostamento dell'intero traffico merci verso il porto Canale, per assecondare così (finalmente) la vocazione diportistica e turistica del porto storico, la sistemazione della nuova darsena pescherecci, attualmente attraccati al molo Sanità - proprio di fonte a via Roma -, che potrebbe così ospitare yacht medi e grandi. «Stiamo rifacendo la passeggiata nel molo Dogana e rimuoveremo presto il silos crollato da anni che consentirà di recuperare importanti volumetrie - continua il commissario -, inoltre abbatteremo la vecchia Stazione Marittima che diventerà un hub dedicato alle attività diportistiche e stiamo ultimando la gara d'appalto per l'affidamento della pulizia di Su Siccu dai relitti». I progetti fioccano, insomma. E visto che di tempo se n'è perso anche troppo, c'è da augurarsi che stavolta non si inciampi dopo aver preso la rincorsa.
CROCIERE, L'ASSO NELLA MANICA E a proposito di rincorse e di occasioni da non perdere, un capitolo a parte merita il traffico croceristico, vero asso da giocare sul tavolo dello sviluppo turistico del porto storico di Cagliari che mira a competere coi principali scali del Mediterraneo. Il 2017 sarà infatti un anno di vacche grassissime: «Attendiamo a Cagliari 426 mila croceristi - annunciano dall'Autorità portuale -, quasi il doppio di quelli sbarcati nel 2016. Un dato straordinario che è il frutto delle tante iniziative di marketing internazionale a cui hanno partecipato anche degli altri soggetti coinvolti come il Comune». Solo nel mese di maggio arriveranno 4 navi delle principale compagnie, che sbarcheranno migliaia di turisti. «Noi la nostra parte tentiamo di farla - conclude Isidori -, ma serve anche un cambiamento culturale da parte dei cagliaritani che sta già avvenendo: noto che quando arrivano i croceristi sempre più negozi restano aperti e i ristoranti del centro storico sono pieni». L'imperativo categorico insomma è solo uno: accoglierli in modo che consiglino ad altri di visitare Cagliari. Perché come dice Philip Kotler, uno che di economia se ne intende, sono i “clienti e non i concorrenti a decidere chi vince la guerra”.
Massimo Ledda
2/Continua