PARCO DELLA MUSICA.
Grande raduno al termine di tre mesi di incontri con i giovani stranieri
Duecento ragazzi dell'Agesci protagonisti di un'iniziativa pubblica
Stanchi, dopo un lungo cammino in sentieri impervi e una notte trascorsa accampati in montagna, per quella che gli scout chiamano “uscita”. Il che, a pensarci bene, rappresenta - pur in sedicesimo, anzi molto meno - un altro viaggio: quello ben più faticoso e pericoloso dei migranti che rischiano la vita per raggiungere l'Italia, all'inseguimento di un sogno che in molti casi rimarrà tale. La realtà sarà spesso lasciarsi scorrere addosso il tempo ciondolando senza uno scopo preciso, l'impossibilità di trovare un lavoro e di entrare a far parte della società. I due gruppi di viaggiatori, scout e migranti, hanno deciso di incontrarsi, ed è da questo lavoro andato avanti per settimane, nei centri di accoglienza di Caritas, Croce rossa italiana e altre organizzazioni, che è avvenuto l'incontro a metà strada: i ragazzi e le ragazze in calzoncini dell'Agesci (Associazione guide e scouts cattolici italiani), che fa capo alla Diocesi, e chi è venuto a cercare l'America in Italia. Trovando, irrimediabilmente, soltanto l'Italia.
L'INIZIATIVA Proprio all'immigrazione è dedicato l'incontro annuale che i circa duecento Rover e Scolte (sono rispettivamente le categorie maschile e femminile che racchiudono gli scout della fascia d'età fra i 16 e 21 anni) hanno organizzato nel weekend.
Divisi in gruppi, hanno affrontato percorsi di montagna a Burcei, Soleminis, Sinnai e Capoterra, utilizzando i mezzi pubblici e, soprattutto, le gambe. Non sapevano che, lungo i percorsi, di tanto in tanto avrebbero incontrato un migrante pronto a raccontare la propria storia, convocato dai loro coordinatori Valentina Faret e Federico Branca. «Parlare con i migranti», spiegano, «è importante perché è qui da noi, nelle strade e nelle piazze, che li troviamo, ma quasi sempre non sappiamo nulla dell'atroce, costoso, pericoloso viaggio che ha preceduto il loro trovarsi spesso sbandati». E pochi, oltretutto, nemmeno hanno idea di che cosa ha indotto persone a tramutarsi in migranti, lasciandosi alle spalle casa e affetti.
LA “VEGLIA” Dopo la notte da accampati in montagna, ieri mattina i circa 180 scout della zona di Cagliari hanno restituito ai cittadini ciò che hanno imparato negli ultimi tre mesi, escursione montana compresa. Al Parco della musica in piazza Giovanni XXIII, dalle 10.30 alle 18, nella loro Veglia Rover hanno organizzato stand, distribuito materiale e, soprattutto, fermato i cagliaritani: «Vuole sentire una storia importante»? E l'hanno raccontata, dopo averne raccolte decine nelle visite ai centri di accoglienza in cui i migranti sono sistemati provvisoriamente.
AUTOSUFFICIENTI Un lavoro non da poco, per giovani tra i 16 e i 21 anni, riusciti nel loro intento. Sorvegliati, a volte consigliati, “dall'alto”, hanno camminato sulle proprie gambe: in senso letterale e metaforico. «Loro hanno chiesto alla Forestale il permesso di accamparsi in montagna sabato notte», conferma Raffaele Masili, uno dei capi adulti (la massima categoria scout, cioè dai 21 anni in su), «sempre loro hanno chiesto e ottenuto in Municipio il permesso per l'iniziativa di ieri al Parco della musica». S'impara facendo da sé, impegnandosi ogni anno per sviluppare al meglio il tema deciso dai capi. Le informazioni le hanno raccolte giocando con i ragazzi stranieri ospiti dei centri di accoglienza e anche con i migranti adulti, con i quali hanno cantato, parlato e per i quali hanno cucinato e servito a tavola.
L'ESPERIENZA Ieri sera, sfiniti dopo la camminata montana di sabato e il cammino di sensibilizzazione di ieri sui migranti, i 180 ragazzi sono tornati a casa sapendo, proprio attraverso le storie raccontate dagli stranieri, molte cose nuove che di solito non si conoscono. Forse perché era vita vera, e non l' università della vita di Facebook.
Luigi Almiento