De Pascale: cerco veri imprenditori
«Il conflitto di interessi non mi appartiene neanche un po'». Maurizio de Pascale è uno dei pochi che svettano nel nanismo del mondo imprenditoriale sardo. Ingegnere, possiede la Pellegrini costruzioni, colosso nazionale del ramo, presiede Confindustria Sardegna Meridionale e Camera di commercio. Per capirci: tiene sotto la mano camerale la pubblicissima società di gestione dell'aeroporto e la Fiera; contemporaneamente con l'altra guida l'azienda di famiglia che, tra gli altri, ha costruito il mega svincolo per il Policlinico, i parcheggi interrati di fronte al palazzo di giustizia, le opere di urbanizzazione di Barracca Manna. «Con mio grande rammarico da quando è in carica la Giunta Zedda non ho vinto neppure una gara d'appalto», replica, «rispetto le leggi e mi impegno per la categoria cui appartengo, dov'è il problema?»
Figlio di un'insegnante di francese e di un militare che partecipò alla campagna di Russia, ha una solida fama di duro, occhi severi e un sorriso che vira in smorfia in un istante. «So che alcuni mi descrivono come un uomo ferreo, francamente non capisco il motivo». È inciampato nell'indagine sulla ricostruzione delle scuole a L'Aquila: «Mi accusano di turbativa d'asta. Anche se dopo sei anni non è ancora iniziato il dibattimento, sono sicuro che la verità non avrà difficoltà ad emergere».
Dicono che Soru l'abbia sostenuta nella scalata alla Camera.
«Un'ipotesi fantasiosa».
Perché?
«Il nostro primo incontro è stato alla presentazione del piano paesaggistico regionale, nel 2005. Ero il presidente dell'associazione costruttori, lui era stimato e temuto. Gli dissi che prima doveva essere fatta una legge sul governo del territorio, poi il piano paesaggistico. Venni interrotto più volte e duramente ripreso dall'allora presidente della Regione. Voleva che parlassi solo di eventuali errori nella cartografia. Sostenne che i costruttori dovevano cercare fortuna all'estero. Ho seguito il suo consiglio e oggi ho 250 dipendenti in Nord Africa».
L'ha aiutata a diventare presidente?
«Abbiamo rapporti corretti, niente di più».
Tanti imprenditori senza le casse pubbliche sarebbero perduti.
«Ho sempre detto che in Sardegna il problema è la mancanza di imprenditori, ma non voglio criminalizzare nessuno. Per secoli abbiamo considerato il mare un ostacolo, con questo punto di partenza sviluppare una mentalità adeguata è complicato. Solo di recente sta cambiando qualcosa, alcuni nuovi imprenditori sono davvero capaci. Però per passare dalla bravura dei singoli all'affidabilità di una vera classe dirigente ci vuole tempo».
Aziende private e soldi pubblici?
«In momenti di crisi come questo lo Stato deve intervenire. Lo fanno i governi di tutti i Paesi del mondo, perché da noi non si dovrebbe?»
Perché un imprenditore si scopre keynesiano?
«Perché è realista. Senza quei soldi saremmo ancora più indietro. In momenti di crisi gli investimenti pubblici sono indispensabili per aiutare chi sta peggio. L'ha capito perfino l'Unione europea».
L'ex presidente camerale Deidda sostiene che lei sia stato il regista della sua cacciata.
«Per mesi ho cercato le soluzioni ai tanti problemi, alla fine mi sono arreso. Ho giudicato inutile la presenza di Confindustria nell'assetto e nella politica che in quel momento la Camera di commercio portava avanti e ne ho tratto le conclusioni».
La rottura definitiva?
«La Camera ha nominato nel cda del Casic un esponente del mondo agricolo. Uno schiaffo inaccettabile».
Quanto hanno pesato i legami politici nel riuscire ad essere l'unica impresa sarda che ha ottenuto appalti per il G8 a La Maddalena?
«Zero. L'impresa che rappresento era ed è l'unica ad avere i requisiti di legge per partecipare a quel tipo di gare con risvolti militari. Successivamente mi sono adoperato come presidente dell'associazione di categoria per firmare un protocollo che consentisse alle aziende sarde di concorrere all'assegnazione di alcuni lavori».
La Camera di commercio è un carrozzone mangiasoldi?
«Auspico che si ponga come raccordo tra le aziende che rappresenta e il mondo politico che programma lo sviluppo».
Significa che così è inutile?
«È necessaria per le sue funzioni tecniche. Prometto che riusciremo a varare i primi progetti per i territori».
Proprio necessario l'acquisto del palazzo dall'imprenditore Carlo Scano nel largo Carlo Felice?
«Per natura guardo solo quello che posso o non posso fare, e quell'acquisto è stato concluso prima che mi insediassi. Comunque penso sia stato fatto solo nell'interesse dell'ente. Il nostro dovere è utilizzarlo al meglio, entro due mesi tutti i dipendenti saranno trasferiti lì».
L'accusano di voler trasformare la Fiera in un quartiere di lusso, con parchi e palazzi.
«Nulla di più lontano dalla realtà. È vero invece che ho incontrato il vice presidente della Regione Paci e il sindaco Zedda e nei prossimi giorni formalizzeremo l'accordo per far sì che tutti gli spazi abbiano un respiro regionale».
Un giudizio sulla Giunta Pigliaru?
«È come la Sardegna: ha grandissime potenzialità inespresse. Purtroppo molti provvedimenti sono rimasti nell'elenco dei buoni propositi».
Il sindaco Zedda?
«Il contrario. Su di lui eravamo molto scettici, noi del sistema confindustriale. Troppo giovane e inesperto, pensavamo. Ci siamo dovuti ricredere, ha ottenuto risultati apprezzabili, sicuramente anche per merito della squadra che è riuscito a mettere assieme. È al secondo mandato, deve progettare Cagliari del futuro».
Confindustria, Camera di commercio: a quando la politica?
«Mai. È bellissima ma ritengo che un imprenditore non debba mai candidarsi. Farebbe il terribile errore di pensare che la politica si possa gestire con i criteri imprenditoriali».
La Camera venderà Sogaer ai privati?
«Penso che non sia il tema principale. Mi piacerebbe vedere un percorso comune tra le società di gestione degli scali di Cagliari, Alghero e Olbia per creare un grande hub regionale. Consentirebbe di avere un altro peso anche nelle trattative con le compagnie aeree».
Nel frattempo continuerà la spartizione degli incarichi. Per esempio, il nuovo presidente sarà tale non per competenze specifiche ma solo per gli accordi tra associazioni.
«Nella gestione devono esserci due piani paralleli: chi rappresenta l'azionista e chi amministra l'azienda con competenza».
Cosa farebbe dell'ospedale Marino?
«Un centro benessere con tante suite».
Autorità portuale?
«Una situazione scellerata, anche perché il commissario può occuparsi solo di gestione ordinaria».
È massone?
«No. Ho fatto parte dei Lions e mi sono dovuto allontanare per questioni di tempo».
Quanto conta la massoneria a Cagliari?
«Spero non se ne abbiano a male gli amici massoni se dico che in passato il peso era evidente, oggi mi sembra scarsuccio. Ovviamente posso sbagliare».