Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Mimose? No, rispetto»

Fonte: L'Unione Sarda
9 marzo 2017

GIORNATA DELLA DONNA.

Da viale Buoncammino a piazza del Carmine

Mille in corteo contro tutte le discriminazioni 


«Le mimose le lasciamo ai fiorai, noi vogliamo rispetto», grida una donna al megafono dribblando l'audace venditore ambulante. Tempismo decisamente sbagliato, perché l'otto marzo cagliaritano ieri ha lasciato a casa la retorica e il romanticismo. «Questa non è una festa, oggi siamo in sciopero perché vogliamo cambiare il mondo», spiega Tiziana di Benedetto. «Non ce ne frega niente delle pari opportunità, sono una finzione, diciamo basta alla violenza di genere e alle discriminazioni». Messaggio forte e chiaro, ripetuto nella lunga giornata di mobilitazione iniziata di mattina, in viale Buoncammino, e conclusa a tarda sera, in piazza del Carmine.
IL CORTEO Poco meno di un migliaio di manifestanti di ogni età, arrivate da ogni angolo della Sardegna. Adunata in rosa, in occasione dello sciopero globale promosso dalla Rete Non una di meno, e sposato dalle sigle sindacali (Usi, Slai Cobas per il sindacato di Classe, Cobas, Confederazione dei Comitati di Base, Usb, Sial Cobas, Usi-Ait, Usb, Sgb, Flc Cgil), in prima linea per «garantire un'astensione reale dal lavoro produttivo e riproduttivo e il coinvolgimento delle donne dentro e fuori i luoghi i lavoro». Partenza dall'ex carcere, e poi giù per via Liguria, Bacaredda e via Dante, con sosta davanti al mercato di San Benedetto, e passaggio in via Roma: il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, si è unito al corteo rumoroso e colorato - di fucsia e nero - che ha attraversato la città scortato dalle forze dell'ordine, paralizzando il traffico. Il sottofondo è stato assicurato da tamburi e fischietti, che accompagnavano gli slogan della giornata. Gridati a squarcia gola nelle varie tappe della protesta e rilanciati dagli striscioni.
LE RIVENDICAZIONI Manc'una de mancu , recita il cartellone in apertura. E che lo si dica in sardo o in italiano la sostanza certo non cambia. «Non una di meno non è solo uno slogan», chiarisce Bruna Biondo, dell'associazione Se non ora quando? . «Siamo qui oggi perché le donne sarde hanno aderito alla manifestazione partita dall'Argentina per dire basta alla violenza di genere, fisica, psicologica, economica sociale», precisa. «Abbiamo creato una rete regionale perché dopo l'otto marzo continueremo ad attivarci e a contribuire alla scrittura del piano antiviolenza femminista che si sta discutendo a Roma». In mezzo alla mischia anche studenti e qualche uomo. Talmente pochi, a dire il vero, che non passano inosservati. «La vita di coppia è una libertà in due, in spirito di rispetto e condivisione, non l'annullamento della libertà», osserva Maurizio Pau. «Mi dispiace essere uno dei pochi manifestanti di sesso maschile, è importante che si scenda in piazza tutti insieme, soprattutto per portare avanti temi importanti come quelli di oggi. Alle donne va tutta la mia solidarietà». Anna Moi, insegnante in pensione, annuisce: «Pretendiamo rispetto, per il nostro essere donne, mamme, lavoratrici», interviene. «Le donne sono una ricchezza, che va tutelata e protetta. Non devono essere svilite e calpestate». Marta Loi, studentessa, ribadisce il concetto: «La mentalità deve cambiare, c'è bisogno di una salto culturale». Qualche automobilista spazientito si attacca al clacson, ma per sovrastare la loro voce ci vorrebbe ben altro.
PIAZZA DEL CARMINE Marciano compatte, al ritmo di quel Non una di meno , ma poi si perdono un po' per strada. Arrivano a destinazione dopo le 15, più o meno dimezzate. «Oggi scriviamo la storia», ripete con convinzione una delle sopravvissute. La sensazione è che ci voglia ancora del tempo. Resta il presente, e la certezza che ieri sono riuscite a fermare il traffico.
Sara Marci