Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Provincia del Sud: ecco la sede Una lunga scia di polemiche dopo l'inaugurazione ufficiale

Fonte: L'Unione Sarda
8 marzo 2017

VIA GIUDICE GUGLIELMO.

I locali sono stati messi a disposizione dalla Città metropolitana Provincia del Sud: ecco la sede Una lunga scia di polemiche dopo l'inaugurazione ufficiale 

Il nastro è stato tagliato ma perché la sede della Provincia del Sud Sardegna possa diventare realmente operativa bisognerà attendere ancora qualche mese, probabilmente giugno, e almeno due settimane dopo le amministrative, quando il nuovo ente avrà il suo personale e disporrà del corpo dirigenziale per poter diventare operativo.
IL NASTRO Ieri a inaugurare il presidio sono stati l'assessore regionale agli Enti locali, Cristiano Erriu, l'amministratore straordinario Giorgio Sanna e il sindaco metropolitano Massimo Zedda. Alla Provincia del Sud Sardegna fanno capo 107 comuni: 56 dell'ex Provincia di Cagliari, 28 di quella del Medio Campidano e 23 dell'ex Carbonia-Iglesias. Con il presidio di via Giudice Guglielmo (messo a disposizione in comodato d'uso dalla Città metropolitana) diventano quattro le sedi operative insieme a Sanluri, Carbonia (sede principale ma ancora chiusa) e Iglesias. Saranno 135 i dipendenti, almeno cinque dei quali in comando presso altri enti, e 3 dirigenti, a dispetto del 251 dipendenti e 5 dirigenti della Città metropolitana.
I RUOLI «Sono tre i ruoli della Provincia del Sud Sardegna: la gestione delle scuole superiori, la gestione dell'intera rete stradale provinciale e la gestione dell'ambiente, indicando con questo le aree e i siti cosiddetti delicati come le zone industriali e le discariche», ha sottolineato il commissario Giorgio Sanna. «Questo ente ha ricevuto un carico di lavoro straordinario che proviene dall'area dei 54 Comuni dell'ex Provincia di Cagliari. Abbiamo bisogno di rinforzare i ranghi e aumentare il numero dei dirigenti; noi abbiamo perso solo sulle due ex province Carbonia-Iglesias e Medio Campidano il 25 per cento del personale e il 50 del corpo dirigenziale».
L'ENTE Secondo il sindaco della Città metropolitana, Massimo Zedda, la Provincia del Sud così come la Città metropolitana sono enti di secondo livello sani, senza un euro di indebitamento ma, anzi, con propri fondi in cassa». È stato Cristiano Erriu a mettere l'accento sull'organizzazione e sul ruolo. «Abbiamo ritenuto necessaria l'apertura di una sede operativa multiservizi per non accentrare tutto in un'unica località, distante dalle zone più periferiche della Provincia del Sud Sardegna. È una scelta che vuole venire incontro alle esigenze degli utenti e che non vincolerà il presidente e il Consiglio che saranno eletti nei prossimi mesi».
La Provincia del Sud Sardegna nasce anche tra polemiche. «Di follia pura, clientele e assistenzialismo» parla il consigliere regionale dei Riformatori, Michele Cossa. «Dopo aver stabilito la sede a Carbonia, la provincia del Sud Sardegna apre una sede operativa a Cagliari, e questo dopo aver dotato il commissario di una sorta di ufficio di gabinetto. Spese ingiustificate alla luce delle residue competenze delle province, la cui inutilità non è stata certo annullata dal referendum». Per Salvatore Deidda, portavoce di Fdi-An, «l'inaugurazione della sede operativa a Cagliari è una toppa ancora peggiore del buco che hanno creato. Lo aveva previsto e annunciato il nostro consigliere regionale Paolo Truzzu: una riforma che divide le popolazioni».
LE SCELTE Il riferimento è anche per centri come Seulo e Seui. A Seui 500 cittadini hanno chiesto il referendum per tornare con la provincia di Nuoro. Mentre a Seulo la consultazione popolare è già stata indetta e rimandata di una settimana: urne aperte dall'11 al 18 marzo. Di spreco di soldi pubblici parla anche il vicepresidente del Consiglio regionale, Ignazio Locci: «L'inaugurazione della sede a Cagliari è una beffa a danno dei Comuni periferici. Si tratta di una scelta assurda che rasenta il ridicolo». In serata la replica di Erriu non si è fatta attendere: «I consiglieri Cossa e Locci, fieri sostenitori del No nel referendum che ha tenuto in piedi le Province, si lamentano del fatto che le stesse vengono messe nelle condizioni di operare. Senza costi della politica, con bilanci ridotti, con i conti in ordine. Chi fomenta gli animi mette uno contro l'altro i territori dell'intera provincia, che di fatto accorpa tre realtà omogenee ma distanti geograficamente tra di loro. Bisogna ragionare per unire i 107 Comuni che la compongono, non per dividerli».
Andrea Piras