Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Immigrazione, speranze e paure

Fonte: La Nuova Sardegna
23 maggio 2008

De Sousa: «L’irregolarità è causata anche dai ritardi burocratici»



Naletko: «Nel settore dell’assistenza agli anziani, la rigidità delle norme ha provocato più clandestinità»

ROBERTO PARACCHINI
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CAGLIARI. Tra gli immigrati la preoccupazione è alta. Le nuove norme sulla sicurezza trasformeranno l’extracomunitario che non possiede un permesso di soggiorno, anche se ha un lavoro, in un «pregiudicato» che ha commesso il reato di immigrazione clandestina. In campo nazionale le domande di regolarizzazione sono 730mila, i posti disponibli 170mila. E oltre il cinquanta per cento sono state presentate dalle badanti.
«La preoccupazione è molto forte», precisa Inna Naletko, delegata nella consulta dell’emigrazione regionale e della prefettura per i Paesi dell’ex Unione sovietica. «Molte badanti sono irregolari - spiega - ma non perchè non hanno un lavoro, bensì in quanto non hanno un permesso di soggiorno regolare». Il governo ha promesso che la questione delle colf che assistono gli anziani sarà regolarizzata. «Noi speriamo che sia realmente così - continua Naletko - la nostra comunità ha paura. La maggior parte sono donne, quasi tutte sopra i 40 anni di età, con figli a carico nella patria di provenienza. Si tratta di persone che, per lo più, hanno deciso di venire qui non per trasferirsi, ma per recuperare i soldi per far studiare i figli (in Ucraina molte scuole sono state privatizzate), comprare una casa e, poi, tornare nel proprio Paese». Per «chiarire va detto che esistono le quote, limiti numerici per la regolarizzazione. Il che significa che ogni anno i posti di ingresso sono limitati: non basta avere un lavoro», informa Clara De Sousa, brasiliana cittadina italiana, mediatrice culturale che, grazie a una convenzione del Comune e della Provincia con l’associazione «I Sardi», coordina l’ufficio di informazione per l’immigrazione di via Sonnino.
In città esiste una biblioteca russofona con trecento iscritti che ogni mese richiedono in prestito dai 100 ai 120 libri. «Numeri molto alti - sottolinea Giuseppe Carboni, console della Bielorussia - non dimentichiamo che per la legge attuale, una famiglia che desidera una badante per un parente anziano, dovrebbe mandare la richiesta in ucraina, ad esempio, a una persona che non ha mai visto. Infatti per entrare in Italia regolarmente si deve avere, prima, la lettera di assunzione. Ma chi si mette in casa una persona che non ha conosciuto e per un lavoro così delicato come l’assistenza a un genitore di una certa età? La rigidità di questa legge, accentuata dalle ultime decisioni del governo non fa altro che stimolare la clandestinità». Le normative attuali, continua Naletko, «sono controproducenti, ma non solo con chi fa la badante, ma soprattutto per chi vive in Italia e, con le nuove norme, rischia di trovarsi di colpo senza chi assiste i propri anziani». Il problema dei clandestini, inoltre, interessa anche «tante altre persone vittima delle lungaggini burocratiche - commenta De Sousa - per un permesso di soggiorno vi sono attese anche di un anno. Anche per la precisazione delle quote vi sono dei ritardi: a gennaio del 2008 vi sono state quelle del 2007. Personalmente spero, e ho fiducia che sia così, che si sappia distinguere tra caso e caso. E che non si faccia di tutta l’erba un fascio. Credo che ci siano state una serie di incomprensioni».
In città esistono diverse comunità di immigrati, tra queste quella cinese con una presenza economica consistente, circa centoventi attività (tra commercio e ristorazione). Anche da loro c’è la stessa preoccupazione che «si faccia di tutta l’erba un fascio»? «Per noi - precisa Zan Yun Dian, presidente dell’associazione Sardegna-Cina - i problemi sono diversi. I nostri connazionali arrivano in città con un posto già deciso e questo fa sì che le difficoltà siano diverse». La comunità cinese, insomma, ha al suo interno un livello di organizzazione che rende più facile l’autoregolazione e il controllo.