Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Gli studenti incalzano il Primo ministro sul lavoro

Fonte: L'Unione Sarda
20 febbraio 2017

Domanda irriverente di una ragazza: «Irrisori i dieci milioni stanziati per le borse di studio»

 

 

Matteo Da Pelo (Quinta E) : «Molti ritengono che chi deve amministrare il ministero dell'Istruzione si occupi più del piano burocratico ed economico che di quello didattico dimenticando studenti e docenti. Come si può sopperire alla distanza tra le politiche ministeriali e la vera realtà scolastica?»
Il premier: «Il governo può migliorare il suo intervento ma nelle politiche didattiche sono fondamentali le persone».
Camilla Piredda (Quinta L) : «Dopo tagli, austerità e ridimensionamento, ora è necessario puntare sul diritto allo studio. Ci paiono irrisori i dieci milioni stanziati dal governo per le borse di studio. In che modo si può investire nella scuola per garantire l'effettivo diritto sancito dalla Costituzione?»
Il premier: «Si può fare di più per il diritto allo studio ma non lo metterei in contrapposizione con altre scelte fatte».
Agnese Setti (Quinta L) : «Riteniamo grossolana l'applicazione dell'alternanza scuola-lavoro che non tiene conto delle peculiarità e delle offerte del territorio. In che modo il Governo può agevolarla senza costringere gli studenti ad andare perfino nella Penisola?»
Il premier: «È il nostro punto debole. Vediamo quali risultati darà questo nuovo sistema dopo che per decenni il vecchio ha funzionato male».
Giulia Bachis (Quinta I) : «Abbiamo l'impressione che il tema dell'edilizia scolastica sia passato in secondo piano. Quando ci sarà un intervento vero e non più tampone che faccia studiare i giovani in sicurezza?»
Il premier: «Dobbiamo avere a cuore quello che accade ai vostri coetanei che hanno subìto il terremoto. Lì stiamo concentrando i nostri sforzi. Nel resto del Paese andiamo avanti con altri programmi, regionali e nazionali, sapendo che il problema non si può risolvere in sei mesi».
Francesco Filigheddu (Quinta D) : «Noi viviamo alla periferia della periferia dell'Europa. È possibile adottare delle misure che non spingano i giovani a cercare lavoro in altri Paesi?».
Il premier: «La sfida è consentire di andare fuori chi lo desidera e garantire a chi vuol restare di trovare un lavoro».