Non perdiamoci di vista: Paolo Gentiloni resta in Sardegna per tre orette o poco più, ma gli bastano per assicurare di aver messo nel radar i problemi dell'Isola. A fargliene un comodo riassunto è Francesco Pigliaru, che lo accoglie all'aeroporto di Elmas e lo trattiene per quasi un'ora prima della spedizione al liceo Siotto di Cagliari. Un colloquio informale, e in quanto tale non poteva dare risultati stratosferici. Alla fine ciò che di buono strappa il governatore è proprio un doppio appuntamento, la promessa di rivedersi a breve per trattare due delle questioni messe sul tavolo.
I NODI Una riguarda La Maddalena, l'altra racchiude tutte le altre vertenze aperte, industriali e non solo. Il primo incontro, entro febbraio, sarà dedicato alla paralisi dei lavori nell'isola che avrebbe dovuto ospitare il G8. «Vogliamo sbloccare quel cantiere», dice Pigliaru ai giornalisti subito dopo il faccia a faccia col premier, riferendosi alle opere mai completate: «Per farlo serve qualche commissario straordinario. Ci sono 30 milioni pronti. Il presidente Gentiloni ha condiviso la necessità di ripartire subito».
L'altro confronto partirà dal rapporto con l'Eni, fondamentale per rilanciare il progetto Matrica per la chimica verde a Porto Torres. Ma si andrà molto oltre: «Abbiamo concordato di portare a un unico tavolo tutte le principali vicende», prosegue Pigliaru, «la prima riunione tecnica a Roma sarà venerdì e seguirà a breve un incontro politico, per definire tutte le questioni entro qualche settimana».
È legittimo non eccedere in ottimismo, visto che anche coi governi precedenti si erano sentite rassicurazioni simili. Il presidente della Regione sembra però aver trovato una certa intesa con il nuovo inquilino di Palazzo Chigi. «Ha ascoltato molto», conferma, «e in alcuni casi ha condiviso in modo netto. Certo, se si parla di risorse finanziarie e di accantonamenti il discorso si fa più complesso».
LE ENTRATE Però anche sulle questioni di soldi il premier ha fatto una timida apertura: avete firmato un patto nel 2014, adesso si può fare un tagliando, ha detto Gentiloni. «Ci ha garantito - riprende Pigliaru - che sta seguendo il dialogo avviato dal vicepresidente Paci col sottosegretario Bressa. Io ho ribadito che riteniamo inconcepibile dover finanziare anche la spesa sanitaria di altre regioni, quando già paghiamo la nostra». Inevitabile parlare di accantonamenti, ossia le somme che lo Stato non trasferisce alla Regione per contenere il debito pubblico: «Quando firmammo il patto del 2014 ce n'erano per 500 milioni, se oggi rischiamo di trovarcene 800 qualcosa non sta funzionando», osserva il governatore».
Le risposte alle domande della Regione arriveranno semmai più avanti: «Ma è ora che si vedano dei risultati», avverte Pigliaru. Anche sulle servitù militari, altro tema del colloquio: «Abbiamo discusso molto col governo, è ora di giungere a qualcosa di concreto».
I SINDACATI Più o meno lo stesso appello giunto dai vertici di Cgil, Cisl e Uil, che hanno incontrato Gentiloni subito dopo Pigliaru. «Il fatto che ci abbia ricevuto segna una discontinuità con alcuni predecessori», punge il leader Cgil Michele Carrus, riepilogando i punti segnalati al premier: emergenze industriali, chimica verde, investimenti su settori come nautica e aerospaziale. «E poi abbiamo chiesto che lo Stato restituisca il maltolto», aggiunge Carrus sulla questione accantonamenti.
La segretaria Uil Francesca Ticca insiste sugli interventi per l'occupazione e contro lo spopolamento, oltre a una revisione dei trasporti da e per l'Isola. E il numero uno della Cisl sarda, Ignazio Ganga, pone l'accento sui problemi di attuazione del Patto per la Sardegna: «Se un'intesa vale 2,9 miliardi, lo Stato non può pagarne nel primo anno appena 281,7 milioni». Su questo, però, una risposta pronta da Gentiloni non è arrivata.
Giuseppe Meloni