Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'ora dei sindaci-sceriffi: «Da soli contro i vandali»

Fonte: L'Unione Sarda
16 febbraio 2017

Il decreto del Governo sulla sicurezza: «Poteri inutili senza soldi»

 

«Sindaci sceriffi? No grazie». «Più poteri? Non ha senso senza risorse per metterli in pratica». «Le responsabilità che abbiamo sono già abbastanza pesanti, tutto si scarica sempre sulle nostre spalle». I primi cittadini sardi non ci stanno a fare i gendarmi, e non sono per niente convinti del decreto sicurezza approvato dal Consiglio dei ministri nei giorni scorsi, un provvedimento che prevede (anche) una serie di contromisure per bloccare vandali e teppisti che devastano città e paesi, per la vivibilità, il decoro, la lotta all'illegalità, la difesa del bene pubblico.
Si riservano di studiarlo nei dettagli, ma il primo impatto è negativo. «Dobbiamo far capire al Governo che i poteri sulla carta devono accompagnarsi a uomini e mezzi, il territorio, sia quello urbano che quello rurale, va presidiato», dice il presidente dell'Anci, Emiliano Deiana.
IL PATTO In sostanza, il Viminale ha scritto - come ha spiegato il ministro Marco Minniti, «un grande patto strategico di alleanza tra Stato e poteri locali» che prevede il rafforzamento dei poteri di ordinanza dei sindaci e la possibilità di stringere patti con il ministero e le prefetture in una cornice legislativa che prima non esisteva. Non sono stati introdotti nuovi reati né aggravanti di pena, ma misure “speciali”, ad esempio una specie di Daspo, come quello degli stadi. Cioè davanti a ripetute violazioni di alcune regole, le autorità possono imporre il divieto di frequentare il territorio o le zone in cui il colpevole ha trasgredito.
LE REAZIONI Il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, è soddisfatto: «I nuovi decreti su sicurezza urbana e immigrazione sono un'importante dimostrazione di vicinanza del Governo ai Comuni. Apprezzo soprattutto i poteri più incisivi che ci sono stati dati, un passo avanti fondamentale per dare risposte ai cittadini e superare il senso di insicurezza percepita, molto spesso maggiore di quella reale. Cagliari è tranquilla, ma esiste una piccola frangia di incivili e maleducati che non rispettano i principi della normale convivenza, con costi altissimi per tutta la comunità».
Per il presidente dell'Anci Sardegna, se il decreto può essere significativo per i grandi centri, nel resto del territorio è di difficile applicazione. «I Comuni non possono assumere personale, gli organici di polizia e carabinieri sono ridotti all'osso o in smantellamento. E le telecamere possono essere un valido supporto solo se ci sono anche persone che conoscono i luoghi, e uno scambio di informazioni tra istituzioni, famiglie e scuole».
I DOVERI La pensa allo stesso modo Andrea Soddu, sindaco di Nuoro: «Mi sembra che siamo già sufficientemente impegnati, non ci possono dare ulteriori poteri-doveri senza risorse adeguate. Altrimenti è come per la Protezione civile, solo responsabilità. Credo che lo Stato, per combattere la microdelinquenza e il vandalismo, dovrebbe concentrarsi sulla riforma del sistema educativo e aiutare di più le famiglie». Franco Cuccureddu, sindaco di Castelsardo, sottolinea che «il potere di ordinanza, che è forte, io lo limiterei anziché ampliarlo. C'è stata una rivendicazione dei sindaci italiani che vorrebbero essere un po' come quelli d'Europa, ma noi, che a parole siamo l'Italia dei Comuni, di fatto siamo un Paese centralistico. Dunque, se ai maggiori poteri non corrispondono effettivi strumenti, si tratta di un alibi per gli apparati dello Stato per scaricare su di noi altri oneri».
LE RISORSE Per Antonio Satta, primo cittadino di Buddusò, «il ministro dovrebbe mettere a disposizione i fondi per assumere personale. Se non ho neppure i vigili urbani per fare una notifica o convocare il Consiglio comunale, cosa posso fare?». Luigi Daga, sindaco di Sindia, alza le braccia: «Siamo sempre nell'occhio del ciclone, e per qualsiasi cosa siamo i primi a pagare. Per dire: se devo fare un Tso, un trattamento sanitario obbligatorio, ho bisogno di un referto medico, e magari - mi è capitato di recente - dopo tre giorni il paziente torna in libertà su decisione degli stessi medici. Possiamo avere tutti i poteri del mondo, ma in realtà siamo passacarte, però con enormi responsabilità». Carla Medau, sindaca di Pula, non ha dubbi: «Sceriffi? No grazie. Con tutto quello di cui ci dobbiamo occupare, e con risorse scarsissime, anche l'ordine pubblico mi sembra un po' troppo».
Cristina Cossu