Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Centri rimpatrio migranti l’isola farà la sua parte

Fonte: La Nuova Sardegna
13 febbraio 2017


Il prefetto di Cagliari Giuliana Perrotta: «Provvedimento necessario» In pole position l’ex scuola di Monastir dove aprirà a breve la sezione Frontex
di Silvia Sanna
 


SASSARI. Nell’ex emergenza diventata ormai quotidianità, è necessario distinguere tra i migranti che hanno diritto a essere accolti immediatamente e quelli che invece possono aspettare. La differenza è nettissima. Chi arriva da un paese in guerra o è vittima di persecuzioni, deve trovare nella nostra isola un porto sicuro. Chi invece sceglie di lasciare il suo Paese perché è povero e sogna un futuro migliore per se stesso e la sua famiglia, in questo periodo storico deve essere rispedito indietro. Non perché sgradito o perché le sue ambizioni non siano legittime, ma semplicemente perché non c’è posto. Nell’isola – dove le strutture sono al collasso – come nel resto d’Italia. È questo il senso dei nuovi Centri di permanenza per i rimpatri, nei quali avverrà la prima scrematura tra i nuovi arrivati. I centri saranno aperti in ogni regione. Scontato che quello dell’isola si troverà nel Cagliaritano, non resta che conoscere i dettagli del decreto per individuare il sito più idoneo. L’isola è pronta, assicura il prefetto di Cagliari Giuliana Perrotta, che sottolinea come il provvedimento adottato dal ministro Minniti sia necessario anche in Sardegna, terra che ospita oltre 5400 migranti e dove non c’è più neppure un posto libero.
La scelta del sito. «Aspettiamo di capire quali siano le caratteristiche richieste – spiega il prefetto Perrotta – . Sappiamo già che il Centro dovrà trovarsi in una posizione strategica, vicino a un aeroporto per agevolare la procedura dei rimpatri». In pole position c’è l’ex scuola di polizia a Monastir, dove in queste settimane sono in corso lavori di ristrutturazione per realizzare l’altra struttura indispensabile in Sardegna: il Frontex, la sezione incaricata di gestire gli sbarchi diretti di migranti provenienti dall’Algeria. Nel 2016 sono stati quasi 1000. Il Frontex è quasi pronto, a breve si saprà se l’ex scuola di Monastir accoglierà anche il Centro per i rimpatri. La posizione è favorevole: Monastir dista una quindicina di chilometri dall’aeroporto di Elmas e dal porto di Cagliari e unire le due strutture potrebbe essere utile dal punto di vista della logistica. Di sicuro, «non riaprirà l’ex Cara di Elmas – dice il prefetto Perrotta – centro che sino a poco tempo fa ospitava i migranti nel periodo necessario a valutare se avessero diritto a ottenere lo status di rifugiato o meno. Il centro è stato chiuso perché non era idoneo. Il ministro ha detto che la nuova struttura deve essere vicina a un aeroporto, non addirittura stare all’interno come l’ex Cara di Elmas».
Tutto esaurito. A Monastir i lavori sono quasi completati. A breve la struttura sarà affidata in gestione sulla base della graduatoria del bando della prefettura di novembre. A quel punto la sezione Frontex sarà operativa. Ma se nel frattempo dovessero verificarsi nuove emergenze, l’ex scuola di polizia verrebbe utilizzata come centro di accoglienza. «Se dovesse arrivare una nave con mille persone a bordo come già accaduto poco tempo fa – dice Giuliana Perrotta – è chiaro che avremmo necessità di trovare alloggi e dunque utilizzeremo tutti gli spazi disponibili».
Il piano Anci. Non solo Centri di rimpatrio e Frontex, si lavora anche su un terzo tema, considerato cruciale. Quello della microaccoglienza diffusa dei migranti da parte dei Comuni. Due giorni fa a Cagliari è stata illustrata l’intesa Anci-Ministero dell’Interno che prevede la distribuzione sulla base della popolazione residente partendo da questi parametri: sei migranti per i comuni con meno di 2mila abitanti, tre ogni mille per quelli che superano i 2mila abitanti e due migranti ogni mille abitanti per la città metropolitana di Cagliari. Ai Comuni verranno riconosciuti 500 euro all’anno per ogni profugo che accoglieranno in futuro. La stessa cifra sarà stanziata per il pregresso: 500 euro per ogni profugo ospitato in un centro d’accoglienza saranno destinati al Comune nel quale ricade la struttura. Con la possibilità di utilizzare quelle risorse per dare gambe a qualunque tipo di progetto, anche non necessariamente legato all’accoglienza.