A maggio la sentenza sulla mancata realizzazione di parco e case
A Roma l'appello sul risarcimento da 85 milioni
La battaglia legale sulla mancata realizzazione di abitazioni, parco archeologico e strade sui colli di Tuvixeddu e Tuvumannu arriva a una tappa decisiva. Ieri a Roma davanti ai giudici civili d'appello è cominciata la causa di merito che porterà la Corte a decidere se gli 84 milioni di euro ottenuti nel 2014 dalla “Nuova iniziative Coimpresa” a titolo di risarcimento per la mancata realizzazione del progetto siano da restituire alla Regione oppure no. Il versamento era stato disposto in base a quanto stabilito da due pronunciamenti: il lodo arbitrale sulla mancata attuazione dell'accordo di programma aveva indicato la cifra da versare alla società di Gualtiero e Giuseppe Cualbu, poi la Corte d'appello civile aveva respinto il reclamo della Regione che voleva sospendere l'efficacia esecutiva di quella decisione.
LE RICHIESTE Tutte le parti 24 ore fa nella “precisazione delle conclusioni” sono rimaste sulle proprie posizioni: l'avvocato Federico Sorrentino per la Regione e Giuseppe Macciotta per l'ex governatore Renato Soru hanno chiesto la nullità del lodo mentre il legale Alberto Picciau per la famiglia Cualbu ha insistito per la conferma. La decisione potrebbe arrivare a maggio: entro i prossimi 60 giorni devono essere depositate le “comparse conclusionali”, poi ne trascorreranno altri 20 per consegnare le eventuali repliche. A quel punto ogni momento potrebbe essere buono per la sentenza.
LA SOMMA Il piano, previsto in seguito a un accordo di programma siglato nel 2000 con Comune, Regione e privati, abbracciava 48 ettari sui colli ma era rimasto inattuato dopo la decisione, presa nel 2006 dalla Giunta di Renato Soru, di estendere i vincoli della necropoli punica. Stop a ruspe e camion, cancellate ville e palazzine. L'iniziativa aveva provocato un terremoto nelle casse dei costruttori, indebitatisi fortemente per portare avanti i lavori, e dato il via a un contenzioso legale lungo e complicato che, pur ancora in corso, aveva prodotto effetti pesanti sulla liquidità regionale. L'azienda doveva intascare 77,8 milioni secondo quanto disposto nel maggio 2013 dal lodo arbitrale ma ne aveva avuti sei in più considerando gli interessi maturati nel tempo.
IL PAGAMENTO Il “travaso” era arrivato nel 2014, circa un mese dopo il pignoramento alla Regione di 125 milioni di euro: passo compiuto, quest'ultimo, perché dagli uffici di viale Trento non si decidevano a eseguire l'ordine di pagamento disposto dalla Corte d'appello civile di Roma, alla quale la Giunta di Francesco Pigliaru si era rivolta per bloccare la procedura. Il collegio invece aveva respinto la richiesta di sospensiva dell'efficacia esecutiva del lodo arbitrale, dunque la Coimpresa avrebbe dovuto ottenere quanto gli spettava entro breve tempo. Non era accaduto ed era arrivato il pignoramento. Tre anni dopo, la causa è ancora in corso.
An. M.