Turisti sconcertati davanti alle transenne ma Chessa rassicura: presto una soluzione
Comune: «Lavori finiti». Il gestore: «Ho bisogno di due mesi»
Dovevano trascorrere appena 24 ore in città. E si sono informati bene. «Nelle guide è consigliatissima la visita al bastione di Saint Remy», dicono due turisti spagnoli, Patrizia Brañas e Guillermo Matteu. Ma le guide non dicono che il sito è inaccessibile ormai da tempo. «Peccato», sospirano i due turisti. E «peccato» dice anche una cagliaritana, Maria Pina Sedda: «Quando ero in vela venivo sempre qui». E un visitatore tedesco, Sebastian Miarsh: «È un posto fantastico. Perché è chiuso?», chiede.
LE RAGIONI Risposta difficile da dare a un tedesco. Un italiano, invece, può capire meglio: quelle transenne che ancora ingabbiano il Bastione sono figlie di una burocrazia farraginosa e dello scontro tra il gestore del bar e l'amministrazione comunale.
LA VICENDA Occorre ripercorrere la storia per capire che cosa sia accaduto. Qualche anno fa il Comune decise di rimettere a posto il Bastione con una serie di lavori in tutta la struttura. Mentre sono ancora in corso alcuni interventi (sul bastione di Santa Caterina e sulla Passeggiata coperta, per esempio), quelli sulla terrazza sono terminati a metà novembre. «E noi, in quel momento», spiega l'assessore ai Lavori pubblici Gianni Chessa, «abbiamo consegnato il cantiere all'assessorato al Patrimonio». Il quale, a sua volta, l'ha subito “girato”. «L'abbiamo dato», interviene l'assessora Luisa Anna Marras, «al gestore del locale».
LA SITUAZIONE In teoria, già da allora quella parte della terrazza sarebbe potuta essere aperta. «Certo», ribatte il gestore del bar Alessio Raggio, «il locale mi è stato consegnato. Volete vedere in che condizioni è? Prima della chiusura mi hanno fatto smontare gli impianti elettrici. Ora mi dicono che non avrei dovuto farlo. Mi spiegate come potrei lavorare in un locale in cui non c'è alcun impianto? È una situazione vergognosa». Perché non c'è solo la questione degli impianti. « Sono chiuso da due anni per i lavori: ho perso tantissimi soldi».
IL CONTROLLO Ma è davvero necessario aspettare l'apertura del bar per rendere fruibile la terrazza del Bastione? «Se aprissimo adesso», risponde Chessa, «i vandali, nel giro di pochi giorni, farebbero disastri. E, a quel punto, saremmo giustamente chiamati a rispondere della mancata sorveglianza. Che cosa direbbe la gente, per esempio, se le protezioni in plexiglas, costate 150 mila euro, venissero sporcate e fossimo, dunque, costretti a cambiarle?». Il tema della vigilanza è centrale. E, almeno su questo punto, Raggio e il Comune non sono su fronti contrapposti. «Ma non riesco a capire che nesso c'è tra l'apertura del locale e quella della terrazza», afferma Raggio.
LA RIAPERTURA I rapporti tra le due parti proseguono sia attraverso le vie formali sia mediante confronti diretti. Il segnale, indiretto, che la riapertura del Bastione non dovrebbe essere lontanissima. «Solo per installare nuovamente gli impianti», chiarisce Raggio, «servono almeno 16 mila euro. Proprio in queste ore mi è arrivata la Pec del Comune che mi autorizza a farlo. Ora devo cercare quei soldi». Lo scontro si sposterà, forse, nei tribunali. Ma ai cagliaritani interessa solo poter entrare di nuovo al Bastione. «Ci vorrà un mese e mezzo, due. Spero», conclude Raggio. E se, invece, il locale restasse chiuso? «A quel punto», risponde Chessa, «si dovrà capire in che modo garantire la sorveglianza. Comunque, in primavera, per “Monumenti aperti”, l'intero complesso del Bastione sarà la principale attrazione».
I LAVORI Una parte, comunque, resterà chiusa. «Restano», conclude Chessa, «alcuni lavori da fare». In particolare, la scalinata e la torretta. «Il temporale dei giorni scorsi ha fatto cadere una pietra: è necessario un intervento per metterla in sicurezza. Dopo tanti secoli, l'anima di ferro che regge la struttura ha problemi di ruggine».
Marcello Cocco