Oggi il vertice a Roma per ottenere risorse per gli enti salvati dal "no" al referendum. Zedda: «Siamo al paradosso: lo Stato preleva più soldi di quanti ce ne trasferisce»
CAGLIARI. Le Province, cancellate e risorte, da oggi potrebbero avere anche un minimo di dotazione finanziaria. Per questa mattina, 2 febbraio, è fissato l’incontro a Roma tra il governo le Regioni e l’Anci per discutere della distribuzione delle risorse alle Province fatte sopravvivere con la vittoria del no al referendum.
Nel primo documento Sardegna e Sicilia erano state escluse. Ma dopo la rivolta della giunta regionale, su tutti l’assessore agli Enti locali Cristiano Erriu, e dei vertici dell’Anci, con in testa il presidente nazionale Antonio Decaro, l’approvazione era stata sospesa.
Oggi ci si riprova e si capirà se anche l’isola sarà ricompresa tra le Regioni che avranno risorse per le Province. Erriu guiderà la delegazione sarda, pronta alla rivolta.
Il motivo si è capito in tutta la sua drammaticità nelle audizioni in commissione Finanza del consiglio regionale. Uno dopo l’altro hanno sfilato i presidenti delle Province. Nelle casse non c’è più un euro. Si prevede un 2017 da orrore. Con nuovi prelievi per gli enti locali sardi da parte dello Stato. Il totale è già fissato a 107 milioni di euro. Il primo a spiegare gli effetti paradossali del pasticcio delle Province è il sindaco della città metropolitana di Cagliari Massimo Zedda. «La città metropolitana trasferisce allo Stato più di ciò che gli viene trasferito dallo Stato in termini di risorse. Di fatto finanziamo lo Stato».