Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'Isola scommette sui cicloturisti Piste e sentieri in bici: approvato un piano da 2700 chilometri

Fonte: L'Unione Sarda
3 febbraio 2017

La rete decolla con i primi cinque percorsi grazie a un finanziamento di 15 milioni di euro

 

Una dorsale centrale, che inizia a Porto Torres e finisce a Cagliari. Altre due: una corre lungo la fantastica costa orientale, l'altra attraversa la spettacolare parte ovest dell'Isola. Infine una serie di percorsi che uniscono i tre assi principali con i centri abitati e i siti di interesse storico, paesaggistico e culturale. In tutto 2700 chilometri da godere in bicicletta, utilizzando anche tracciati esistenti, ferrovie dismesse, piste di servizio di canali irrigui, puntando su un settore in forte crescita che fa muovere migliaia di viaggiatori stranieri benestanti e green che spendono in media a testa dai 90 ai 130 euro al giorno. È stato calcolato che ogni chilometro “attrezzato” genera un indotto tra i 110 mila e i 350 mila euro l'anno.
Le piste ciclabili entrano ufficialmente nella politica regionale dei trasporti e del turismo: nei giorni scorsi la Giunta ha fatto il conto delle risorse immediatamente disponibili, approvato gli interventi che possono decollare subito e adottato lo studio della grande Rete degli itinerari e dei sentieri, «con l'obiettivo di rendere la Sardegna agevolmente percorribile a piedi e in bici, sia in ambito urbano che rurale», ha spiegato l'assessore ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda nella delibera.
IL PIANO È tutto scritto in un corposo report stilato dagli ingegneri di Arst e Cirem (il Centro interuniversitario ricerche economiche e mobilità) che analizza percorsi, costi, ricadute, azioni, best practice in Italia e nel mondo. L'assessorato ha poi siglato una convenzione con l'Arst per la pianificazione, la progettazione e la realizzazione degli interventi immediatamente realizzabili.
I PUNTI Il cuore del progetto è dato dalle tre dorsali (1500 chilometri complessivi) e dalla rete secondaria (1200 km). La prima dorsale comincia a Porto Torres, va verso Platamona, Sassari, Macomer, Santa Giusta, Marrubiu, Uras, l'area di Cagliari. La seconda ha origine vicino allo scalo di Elmas, si dirige a Villasimius, arriva a Tortolì, prosegue per Dorgali, attraversa il Parco del Gennargentu, prosegue sulla costa gallurese, passa per la Costa Smeralda e a Badesi si ricongiunge alla dorsale occidentale. Quest'ultima, parte sempre dall'aeroporto di Elmas, va verso Capoterra, Pula, Domus de Maria, Teulada, Carbonia, Gonnesa, Nebida, Buggerru, Guspinese, Oristanese, Area marina del Sinis, Montiferru, Bosa, Alghero, Capo Caccia, Porto Torres, Castelsardo, Badesi.
I COSTI L'assessore riferisce che per realizzare l'intera Rete servirebbe un finanziamento complessivo di 225 milioni di euro (173 milioni solo di lavori) mentre le risorse immediatamente disponibili ammontano a 15 milioni di euro, di cui 8 milioni a valere sul Piano delle infrastrutture (da spendere entro il 2020) e 7 milioni del Fesr 2014-2020, per le aree metropolitane e urbane di Cagliari, Sassari e Olbia. Così, da 42 itinerari globali ne sono stati individuati prima 24 e poi, con un'ulteriore scrematura, sono stati “ritagliati” i cinque prioritari (680 chilometri) che potranno partire subito e sono coperti - con gli 8 milioni - al 20 per cento. Sono: Alghero-Porto Torres-Sassari-Badesi; Ozieri/Chilivani-Illorai (stazione Tirso)-Macomer-Bosa; Cagliari-Elmas-Assemini-San Gavino-Sanluri-Isili; Tharros-Oristano-Terralba-Oristano-Bosa; Santa Margherita di Pula-Cagliari-Villasimius-Villaputzu.
LE REAZIONI «Ovviamente non possiamo che essere favorevoli a questo progetto», sottolinea Giovanni Lamieri di Sardinia Cycling, la più importante azienda di cicloturismo dell'Isola, tour operator con una flotta di 300 bici. «Il business è in espansione ovunque, e la Sardegna ha un potenziale enorme, a condizione che si superino una serie di limiti infrastrutturali. Innanzitutto quello più grosso, la mancanza delle piste ciclabili e delle condizioni di sicurezza adeguate agli standard pretesi dai clienti europei. Oggi usiamo le strade normali, che per fortuna sono poco trafficate, e ce la caviamo. Poi, un altro problema enorme riguarda la chiusura degli hotel: i cicloturisti si muovono da febbraio/marzo e in quel periodo abbiamo difficoltà a trovare strutture di livello medio-alto che lavorano, le richieste riguardano servizi di qualità, spa, piscine riscaldate, e trovare tutto questo da fine inverno è pressoché impossibile».
Cristina Cossu