Patto tra Regione, sindaci e parlamentari: non è escluso un ricorso alla Corte costituzionale
Un'alleanza per recuperare i 60 milioni sottratti agli enti locali
Sindaci, consiglieri regionali, parlamentari, rappresentanti degli enti locali e Giunta faranno parte dell'esercito pronto a un'altra battaglia con lo Stato per il taglio dei fondi a Province e Città metropolitana. Si lotterà su tre fronti: politico, amministrativo e tecnico. Non è escluso che ci sia un ricorso alla Corte costituzionale per impugnare quello che di fatto è un atto amministrativo.
Sardegna e Sicilia non risultano tra le Regioni beneficiarie di un fondo complessivo di quasi un miliardo di euro e per ora è impossibile conoscerne il motivo. Infatti, dopo la richiesta ufficiale della presidenza della Regione al governo, non c'è stata alcuna risposta. A rischio c'è la tenuta contabile delle Province, chiamate a gestire scuole, strade e ambiente.
L'INCONTRO Ieri sera, l'assessore regionale degli Enti locali, Cristiano Erriu, ha incontrato il sindaco metropolitano, Massimo Zedda, e i presidenti di Anci e Consiglio delle autonomie locali, Pier Sandro Scano e Andrea Soddu, per fare il punto sulla situazione. «La cifra che spetta alla Sardegna è di circa 60 milioni di euro», spiega Erriu, «senza questi fondi, nel 2017, mancheranno le risorse per gestire le competenze».
Giovedì mattina un primo importante appuntamento, con la riunione della Conferenza unificata. Il presidente dell'Anci nazionale, Antonio Decaro, non voterà l'intesa sul provvedimento: «I nostri enti locali hanno già fatto la dieta che è diventata uno stile di vita», sottolinea Erriu, «non ci sono sprechi e i bilanci sono virtuosi». All'incontro ha partecipato anche l'assessore del Bilancio, Raffaele Paci, che ha annunciato il «ricorso da presentare alla Corte costituzionale se il testo non verrà modificato». Ma ci sono anche altre questioni della legge di stabilità sulle quali potrebbero esserci ricorso: «La spesa sanitaria per i farmaci innovativi, per i quali siamo obbligati a sostenere per intero la spesa, ma anche per gli accantonamenti e altri fondi dai quali la Sardegna rischia di restare esclusa».
LA BATTAGLIA Come spesso succede, portare avanti una battaglia con lo Stato necessita di un fronte compatto e comune. Perciò l'obiettivo è riuscire a coinvolgere tutti i rappresentanti politici sardi. «Occorre fare squadra», suggerisce Pier Sandro Scano, «i nostri parlamentari facciano sentire la propria voce». Per superare il gap numerico, spesso motivo di inefficacia delle battaglie, il presidente dell'Anci suggerisce di «cercare un accordo con la Regione Sicilia perché loro hanno una forza numerica superiore». Scano, inoltre, guarda con ottimismo alla presa di posizione della presidenza dell'Anci nazionale. «Giovedì il documento dovrebbe fermarsi perché l'Associazione non darà il via libera all'intesa».
I RISCHI Domani mattina il Consiglio delle autonomie locali si riunirà per varare «un documento in cui ci opponiamo con tutte le forze a una volontà politica vera e propria». Soddu non crede all'errore tecnico, contenuto in un documento che alla fine taglia fuori due Regioni a Statuto speciale. «Noi chiediamo che ci sia il ripristino della legalità perché questi soldi ci spettano», dice Soddu, che aggiunge: «Se dovesse essere confermato, il taglio si estende dal 2017 al 2047, quindi per trent'anni Province e Città metropolitana non riceveranno questi finanziamenti».
CORSI E RICORSI Nei prossimi giorni la situazione verrà delineata nella speranza che arrivi da Roma un chiarimento. Nel frattempo «faremo di tutto per riuscire a ottenere questi fondi», dice Erriu, «vogliamo consegnare, a chi amministrerà, degli enti funzionali», conclude l'assessore.
Il presidente della commissione Autonomia del Consiglio regionale, Francesco Agus, ricorda che «già nel 2016 si verificò una situazione uguale sulla quale la politica sarda non seppe reagire. Senza una reazione forte, della nostra specialità, formalmente o sostanzialmente, non resterà che uno sbiadito ricordo».
Matteo Sau