L’assessore Cristiano Erriu convoca i vertici dell’Anci, del Cal e il sindaco Zedda Vuole varare una strategia comune contro i tagli decisi dal governo
di Luca Rojch
SASSARI. Affamate, cancellate, resuscitate. Il romanzo delle Province diventa sempre più un racconto surreale. Dopo averle abbattute con un referendum regionale. Averle fatte rinascere, almeno le quattro storiche, con un altro referendum a dicembre. Ora arriva l’ultimo trappolone. Il governo è costretto a rifinanziarle, ma nel documento che distribuisce le risorse si dimentica quelle a statuto speciale. Sardegna e Sicilia, che non hanno una finanza regionale decentrata, rischiano di non vedere un euro. L’assessore agli Enti locali Cristiano Erriu ha lanciato l’allarme da qualche giorno. Ma la battaglia è solo all’inizio, perché le norme attuative della Finanziaria nazionale non prevedono neanche un centesimo per le Province sarde. E la Regione è pronta ad andare alla guerra.
Stati generali. Erriu ha convocato per lunedì l’Anci, il Cal e il rappresentante delle città metropolitane, il sindaco di Cagliari Massimo Zedda. Con loro studierà la strategia da portare avanti con il governo. Come prima cosa la Sardegna ha fatto rimandare la Conferenza unificata con le Regioni. Quella che doveva dare il via libera ai decreti della Finanziaria. «Noi e la Sicilia ci saremo opposti –spiega Erriu –. Un segnale che spero venga interpretato in modo corretto dal governo. Siamo pronti ad andare allo scontro su questa vicenda. Senza risorse le Province non potranno chiudere i bilanci».
All’osso. Al conto mancherebbero più o meno 70 milioni di euro. «Senza le risorse dello Stato sarebbe impossibile chiudere i bilanci per le Province – spiega Erriu –. Questi enti sono stati svuotati di finanze e competenze. Tutto è stato ridotto all’essenziale. E senza i trasferimenti sarebbe impossibile intervenire sulle tre competenze che devono avere secondo la Costituzione: strade, scuole, ambiente». In altre parole le Province non riuscirebbero a garantire neanche il minimo dei servizi. «La Regione non ha le risorse per sostenere le Province – continua Erriu –. L’anno scorso abbiamo dovuto fare i miracoli per far riuscire a chiudere i bilanci. Ricordo che senza i 2,5 milioni Nuoro non lo avrebbe chiuso. In ballo ci sono posti di lavoro. C’è la sicurezza dei territori e dei cittadini. Su questo non siamo disposti a fare sconti al governo». Anche perché fino allo scorso anno la Regione le risorse le ha trovate dal Fondo unico, in teoria destinato solo ai Comuni.
La doppia beffa. E per i centri dell’isola con questo mancato trasferimento ci sarebbe una beffa ulteriore. Perché verrebbero tagliati tutti i rimborsi ai Comuni per risorse anticipate su alcuni capitoli di spesa. Come per esempio quelli per i giudici di pace e altri tipi di spesa.
La riforma. Erriu sembra meno preoccupato sugli effettti che la mancata cancellazione delle Province avrà sulla riforma degli enti locali pensata dalla Regione. Più volte l’assessore ha spiegato che la legge aveva previsto che le Province potessero non essere cancellate. E aveva mantenuto la sua struttura. Ma i mancati trasferimenti dal governo riguardano anche le città metropolitane. In altre parole anche la riforma potrebbe risentire di questa scelta del
governo. «Nella Finanziaria era stato solo deciso di restituire alle Province le risorse che erano state sottratte globalmente nel 2016. Ma è nei decreti attuativi che sono state tagliate le Regioni a statuto speciale. Ora la battaglia per far cambiare idea al governo da parte della Regione.