Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Quelle vite perdute in strada Aumenta il numero di persone senza una casa dove tornare

Fonte: L'Unione Sarda
9 gennaio 2017

NUOVE POVERTÀ.

Rifugi di fortuna nelle piazze del Carmine, Giovanni XXIII e Repubblica

 

Gli ultimi hanno occhi di cielo, un cane in spalla, i capelli rosso rubino di una prostituta bambina e la barba folta di Salvatore. Gli ultimi hanno mani tese e una madre che li viene a trovare ogni sera. Li chiama per nome i suoi figli perduti, figli di strada che quando la vedono arrivare con i capelli bianchi ben acconciati e lo sguardo di chi ne ha viste tante ricambiano un sorriso largo e le offrono un pezzetto della loro giornata. Gina Mulas ha 80 anni e per tutti è “mamma Gina” o “mamy” o “mamma Africa” o, semplicemente, “amore”.
È la capofamiglia, la guida di questa spedizione contro la fame, il freddo, la solitudine. Veterana della comunità Aquilone di don Carlo Follesa, gestisce l'Unità di strada, ovvero quel progetto comunale che ogni sera alle 19 mette in moto un camper scalcinato e porta cibo, vestiti e un tè caldo a chi ne ha bisogno. Va così da 18 anni. Ma ora che a Cagliari fa freddo davvero, il servizio è stato potenziato. Gli esperti annunciano gelo polare e, dunque, sono previste misure straordinarie per i senzatetto e posti letto extra nelle strutture di accoglienza.
AL RIFUGIO Quel che i protocolli non possono prevedere è l'occhio attento di chi sa riconoscere chi non ha un rifugio per la notte, la parlantina svelta di una nonna che alle dieci di sera in piazza Matteotti acchiappa tre ragazzoni per la manica dei giubbotti scuri, li mette uno accanto all'altro e sentenzia: «Voi state fermi qui, vi sistemo io». Sono due sudanesi e un marocchino pronti a passare la notte all'addiaccio. Sono a Cagliari da un mese e l'italiano è una lingua ancora da scoprire. Ma Gina parla anche francese, eredità degli anni da emigrata quando col suo Biagio era andata a cercare lavoro e fortuna. «State fermi qua. I documenti ce li avete?» chiede premurosa e sbrigativa allo stesso tempo. Poi al telefono annuncia: «Te li sto portando io, non li lascio qui». Ed ecco che tre volontari scendono dal camper e lasciano il posto a chi ha più bisogno, direzione: viale fra Ignazio. Una piccola deviazione dal percorso di ogni sera.
LA COMITIVA Al volante c'è Massimo De Agostini, due occhi che diventano mille per avere sotto controllo ogni cosa: la strada, le persone in fila davanti alla cesta, i ragazzi in arrivo e lei . Gina non la perde di vista, mai. La protegge da una frase mal detta o una richiesta insistente. Attento a scoraggiare una maleducazione anche solo presunta. La verità è che non ne avrebbe bisogno, nessuno la ferirebbe fosse solo con una parola sbagliata. Ma Massimo è al suo fianco anche per questo. Con loro due psicologi e tre volontari in un camper pieno di sacchetti azzurri su strade che di giorno non esistono. Si parte alle 19.30 da via Cornalias davanti alla parrocchia di don Massimiliano Kolbe alla volta di piazza Giovanni dove arrivano i primi, qui la sosta è breve. Due chiacchiere sulla salute che proprio non va, sulla moglie appena ripartita per la Romania perché dopo l'ictus la vita di strada è troppo dura. Un saluto e via. La prima comitiva vera è in via Roma. Un gruppetto sparuto. Il cappuccio del giaccone sulla testa, le mani in tasca. Aspettano. Sabrina e Andrea stanno insieme da tre anni, si sono conosciuti sulla chat di Badoo. Vivono in una casa fatta solo di muri, senza arredi nè cibo. «Abbiamo due gatte e due cani e nessun lavoro. Eppure lo cerchiamo» giura lei. Lui, invece, è rassegnato. Trentasei anni e una vita senza un programma. «Sono in strada da sempre, da quando avevo sette anni. Mia madre è in Toscana e meno la sento e meglio sto. Mio padre ha 80 anni, ma lavora ancora. Quando può ci dà una mano. È che spesso non può». Sotto i portici della Rinascente Valentina sta brigando con i suoi tre cani, uno lo tiene sulla spalla e corre dalla sua mamy. «Mamy, mamy oggi fa ancora più freddo. Ma domani che non ci siete, noi dove andiamo?». «C'è il pranzo a Terramaini, andate là che finisce tardi», la rassicura. Piazza Matteotti sarebbe a due passi, ma prima c'è da pensare a Luciano. Il 3 gennaio ha compiuto 70 anni e per l'occasione si è fatto la barba. Ha occhi del colore del cielo ed è infilato in un sacco a pelo sotto il palazzo dell'Enel, la maglia della salute con la maniche corte e una tosse che non promette niente di buono. «Ieri non ha voluto mangiare, ma oggi sta meglio», spiega mamma Africa mentre il camper va verso la stazione. La aspettano in molti, perlopiù migranti. Karim ha le ciabatte ai piedi e capisce a fatica. È un adolescente egiziano e sta all'hotel Quattro mori. Tra le panchine, a passo stanco, si aggira anche Angela, due buste di plastica le pendono dalle mani. Ha sessant'anni e giura di venire dal Trentino, ma il cognome Sussarellu tradisce un'origine non troppo lontana. Angela ama i cavalli, è schiva e le piace scherzare. «Per il nuovo anno il mio proposito è di tornare a lavorare a San Patrignano per fare equitazione», dichiara e poi sparisce tra gli alberi così com'è venuta. Salvatore, invece, sonnecchia sotto un doppio strato di coperte davanti alle Poste di piazza del Carmine. Ha un'età indefinibile tra i 50 e gli 80. Mentre gli altri si avvicinano a Gina, lui resta nel suo cantuccio in cima alle scale. Massimo va a vedere come sta, gli sistema la cena vicino al cuscino e prova a tirarlo un po' su. Salvatore è vedovo ed è per strada da venti giorni dopo un litigio furibondo tra le mura di casa. Sembra sia lì da sempre. Ha le mani gonfie di lavoro e fatica e la speranza di tornare in famiglia. «Devo abbassare la cresta, purtroppo devo fare così».
BAMBINE SCHIAVE L'ultimo appuntamento è con le ragazze . In viale Monastir ardono i fuochi, braci incandescenti accese nei bidoni per non gelare in questa notte d'inverno dove i pantaloncini sono gli stessi dell'estate passata. Si accostano al finestrino di Gina e restano aggrappate alla portiera: le unghie smaltate e le dita viola per la temperatura che va sotto i 4 gradi. Aspettano un bicchiere di tè caldo da quell'anziana madre che ogni notte va a prendersi cura delle sue bambine svestite e perdute in una strada fredda appena fuori città.
Mariella Careddu