Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Frutta, pesce fresco e carità

Fonte: L'Unione Sarda
9 gennaio 2017

NUOVE POVERTÀ.

I commercianti raccontano i bisognosi: «Sono discreti, si vergognano»

Buste della spesa in elemosina al mercato di San Benedetto Riconoscerli, nella folla che si aggira fra i banchi delle macellerie e le vetrine colme di formaggi e salumi, è difficile: segni particolari nessuno, e i sacchetti della spesa sono gli stessi, che la merce sia stata pagata o sia stata regalata. Perché sì, anche al mercato di San Benedetto c'è chi mangia grazie alla carità, all'elemosina. «I poveri - racconta Roberto Loi - non chiedono. Sono discreti. A differenza di certi ricchi, che si mettono a tirare sul prezzo». Un giorno, racconta, davanti al suo box di frutta e verdura, il 199, c'era una signora, probabilmente pensionata: «Stava lì a fissare la merce. Le ho domandato: “Signora, voleva qualcosa?” Mi ha detto: “No, nulla. Stavo guardando quel grappolo di pomodori... Che belli che sono!”. Io: “Beh, se le piacciono così tanto, li compri!” Lei ha sospirato: “Ehhhh, se avessi i soldi...” L'ho guardata negli occhi, senza dire niente ho messo quei pomodori in un sacchetto di carta e gliel'ho porto. Lei ha fatto una faccia... Credo di non aver mai visto nessuno più felice».
IMBARAZZO È invece sempre imbarazzato l'uomo che ogni sabato mattina, sul tardi, si presenta a ritirare le due buste che la moglie di Roberto prepara per lui: «Ci mettiamo frutta. Frutta buona, assolutamente mangiabile ma che arriverebbe al lunedì in condizioni non perfette: non la metteremmo in vendita». Il signore, arriva, saluta, prende le buste, ringrazia e va via in tutta fretta: «Non vuole che qualcuno lo riconosca. Si vergogna», spiega Roberto.
QUELLO CHE RIMANE Vende frutta e verdura insieme ai genitori, nel box 120-121, Tamara Soro. Lei, il fenomeno, lo racconta con altre sfumature: «Passano in genere verso mezzogiorno e mezzo-l'una, hanno bisogno, non hanno vergogna e chiedono», racconta. «Almeno non rubano. Certe cose non le possiamo dare perché sono molto care a seconda del periodo, però se si accontentano prendono un po' quello che rimane a fine giornata». Chi sono? «Anziani che non arrivano a fine mese e hanno i soldi contati. Persone che per mangiare spendono tre euro al giorno. Ragazzi, sia sardi che di fuori, che scelgono di vivere così, alla giornata, e di raccogliere ciò che rimane: ci chiedono il permesso e noi glielo teniamo da parte».
CAVALLI E MAIALI Intanto il tempo scorre, la gente diminuisce, gli operatori cominciano a riporre la mercanzia nelle cassette che verranno custodite nelle celle frigorifere. Gli scarti, gli avanzi, si accumulano in cassette poggiate per terra: gambi di sedano ammosciati, code di finocchio, foglie esterne di carciofi, carote inflaccidite, arance e mandarini ammaccati. A ritirare tutto ci pensano gli addetti del Servizio igiene del Comune: spingono dei grandi carrelli su cui caricano le cassette. In competizione con loro c'è il signor Michele, felpa mimetica e movimenti rapidi: recupera le cassette più floride, che poi caricherà sul portabagagli e nel bagagliaio di un'utilitaria, stipata all'inverosimile. Ma gli scarti non sono per lui: «Ho dei cavalli», sorride. Un operatore del Comune racconta che non è l'unico: altri raccolgono avanzi di verdura per darli ai propri maiali.
GIÙ PER LA TRAMOGGIA Gli operatori comunali svuotano i loro carrelli in una botola, al primo piano, che è l'imboccatura di una tramoggia di metallo: i rifiuti cadono rumorosamente e finiscono al piano di sotto, in un carrello compattatore. Altri addetti, poi, si occuperanno di smistare: imballaggi da una parte, materiale organico dall'altra. I rifiuti, a intervalli irregolari, continuano a piovere rumorosamente. Qualcosa di tanto in tanto rimbalza fuori: code di pesce, un'arancia.
FRA I RIFIUTI È attorno a quel carrello, a quei rifiuti, che si scendono i gradini più bassi della scala della disperazione: «Ho visto anche degli anziani infilarsi nei cassonetti a prelevare quello che buttiamo noi», giura Andrea Cozzolino, pescivendolo, box numero 60. «Ogni tanto capita: verso le due e mezzo, quando il mercato è già chiuso. Certo, non siamo in via Quirra, dove è più frequente: questa è una zona benestante. Soprattutto, sono extracomunitari. Prima della chiusura, ogni tanto qualcuno ci chiede se abbiamo qualcosa da dargli, magari di non freschissimo».
PRANZO A BARATTO Altri extracomunitari preferiscono pagare: chi con gli spiccioli raggranellati ai parcheggi o nei dintorni dei mercati, chi facendo scambio merce. Come il ragazzo che allunga a un verduraio un mazzo di cd masterizzati: il commerciante li sfoglia, ne sceglie uno e, in cambio, allunga al cliente mandarini e banane. Affare fatto, per oggi il pranzo è servito.
Marco Noce