Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tuvixeddu, un'altra “voragine” Esposto contro il Comune: «C'è un danno per 14 milioni di euro

Fonte: L'Unione Sarda
9 gennaio 2017

La proprietaria di un'area che si affaccia sulla via Castelli sollecita il rispetto degli accordi

 

Per archiviare, in parte, l'intrico legale sul futuro di Tuvixeddu e Tuvumannu ci sarebbero due possibilità: portare a compimento l'accordo di programma stipulato nel 2000 dando la possibilità di costruire sui 1.400 metri quadrati di famiglia a ridosso di via Castelli; oppure ritenere inefficace l'intesa e risarcire i proprietari per il pregiudizio subito. Nel primo caso, in base a una valutazione di parte (l'ingegnere Paolo Steri), il Comune dovrebbe sborsare «4,3 milioni di euro» a ciascuna delle due sorelle proprietarie dei terreni; nel secondo, si salirebbe a «14 milioni».
«RISARCIMENTO» La doppia alternativa, con l'ulteriore apertura a «una trattativa», è contenuta nell'esposto consegnato a due Procure (Repubblica e Corte dei conti) da Antonio Dettori, figlio di Piera Sotgiu, una degli eredi del patriarca (proprietario di una vasta area nella zona), che sottoscrisse con Regione, Comune e società Coimpresa di Gualtiero Cualbu un contratto per realizzare sui 48 ettari lungo via Is Maglias edifici residenziali, ville e strade e, dall'altra parte, zone verdi e un parco archeologico vicino alle tombe puniche.
I VINCOLI E IL LODO Interventi bloccati nel 2006 dal Piano paesaggistico della Giunta Soru, i cui vincoli sul colle innescarono varie cause dai diversi pronunciamenti: tra gli altri quello del Consiglio di Stato, il quale nel 2011 stabilì che la Regione non aveva sbagliato nell'imporre le restrizioni e ad annullare le concessioni a costruire; e quello del lodo arbitrale che nel 2013 ha riconosciuto 84 milioni di euro alla Coimpresa come risarcimento per non aver potuto edificare. Su quest'ultima decisione l'udienza civile di merito (che valuti l'effettivo diritto dei Cualbu ad avere la somma) si terrà a marzo a Roma. Nel frattempo ha avuto sviluppi il fronte Comune-Sotgiu, a riprova che la vicenda Tuvixeddu è lontana dal vedere la conclusione nonostante siano trascorsi oltre 30 anni.
L'ESPOSTO Era stata la Coimpresa a proporre, negli anni Novanta, l'accordo di programma «che comprendeva anche la transazione» relativa al «contenzioso» tra i Sotgiu e il Comune per l'esproprio di «5 ettari», relativo al Piano di edilizia popolare in via Castelli, avvenuto tra il 1978 e il 1982. L'esproprio infatti era stato «dichiarato illegittimo da Tar e Consiglio di Stato»: ne era derivata una causa civile per «l'irreversibile trasformazione delle aree», sulle quali erano sorti i palazzi. L'intesa allora «sollevava il Comune dalla sua posizione debitoria» nei confronti di Piera Sotgiu, la quale aveva ricevuto un indennizzo e mantenuto la possibilità di costruire «su 1.424 metri quadrati» di sua proprietà. Però mai sono arrivate «concessione edilizia, urbanizzazione primaria e secondaria» per «completare l'accordo». Quindi «non possiamo godere dell'area» eppure «ci viene chiesta l'Ici come se le superfici fossero edificabili», aveva spiegato in passato Dettori.
I DANNI Tra l'altro l'accordo di programma sarebbe «ancora valido. Il Consiglio di Stato non ha detto che i vincoli lo rendono nullo». Ma «se non fosse completato, la transazione per l'esproprio» verrebbe meno e ciò che la famiglia Sotgiu ha ottenuto dal Comune per i terreni «varrebbe solo come anticipo». Da qui le ipotesi di danno calcolate da Steri, ingegnere della famiglia.
LA VIGILANZA C'è infine il problema relativo al Comitato di vigilanza dell'accordo che, «presieduto dal sindaco, doveva essere convocato due volte all'anno». L'ultimo incontro risale «al settembre 2011: Zedda aveva sostenuto di dover verificare l'impatto della viabilità sulla zona. Poi più alcuna notizia». In conclusione, «si verifichino i motivi per cui non posso usufruire di quanto sottoscritto» e si «identifichino motivi e responsabili della mancata costituzione del Comitato di vigilanza».
Andrea Manunza