STAGIONE DANZA. La compagnia del celebre ballerino ha portato a Cagliari due lavori
È un'arte che racconta le profondità dell'anima. Una corrida di ritmi, movenze, crepitii di tacchi, voci roche, che attinge alle emozioni più segrete. Il flamenco trasmette ritualità, improvvisazione, senso comunitario, forza espressiva. Una visione fiera della vita. Un'arte dalle radici antiche frutto di secolari incroci e stili (l'eleganza e il potere delle farrucas, la sensualità delle bulerias, il dolore e la morte delle seguidillas, la nostalgia e la solitudine delle soleas), che, come il tango, non ha mai cessato di evolversi, di compiere le sue rivoluzioni per mano di nomi divenuti leggendari: El Camaron nel cante, Paco De Lucia nel toque, Antonio Gades nel baile, colui che ha trasformato il flamenco in drammaturgia, cantore di una Spagna rimasta tale ma filtrata da mille contaminazioni.
Ancora oggi, a sedici anni dalla scomparsa, la compagnia gira il mondo con il suo nome e le sue idee, continuando a riempire i teatri come l'altra sera a Cagliari nell'Auditorium del Conservatorio Pierluigi da Palestrina, in occasione dell'avvio della Stagione Danza varata dal Circuito multidisciplinare del Cedac.
Divisa in due parti, la serata si apre con Nozze di sangue , vivido affresco di cultura popolare creato nel '74, in cui la gestualità gadesiana, pur evocando la civiltà andalusa, si traduce in sussurri, suggerimenti, e viene prosciugata da immagini barocche e sgargianti. La storia è quella di un matrimonio concluso tragicamente: la sposa fugge via il giorno delle nozze per raggiungere l'amante, che poi verrà affrontato dal marito. Il duello en ralenti a suon di coltelli si svolge sotto un cono di luce. Alla fine moriranno entrambi.
Come in altri lavori, lo spettatore è rapito dal gusto quasi minimalista con cui Gades avvolgeva le proprie coreografie, dalla teatralità, dalla costruzione del rapporto tra gesto e spazio, gruppi e singoli, dall'influenza pittorica nell'uso delle luci. E dalla bravura degli interpreti (su tutti, Stella Arauzo e Miguel Lara), dei chitarristi e dei cantanti, che deflagra nella successiva Suite flamenca , dove una serie di quadri traccia un itinerario originale nei temi e nelle emozioni del flamenco, offrendo un campionario di tecnica ed eleganza. Con braccia che si levano come ali di gabbiano, anche guizzanti, fulminanti zapateado, schiene che si flettono rapide e sinuose, “sinfonia” di nacchere, virtuosismi che vengono come incorniciati, movimenti in sincrono o a canone. Accompagnati da lunghi applausi.
Carlo Argiolas