Consiglio. Il bilancio di Sandro Corsini a un anno dalla morte del predecessore
La gestione del Consiglio comunale: così governo le tensioni
Il presidente del Consiglio si ispira ai valori dello sport anche nel confronto politico.
L'11 maggio di un anno fa moriva Ghigo Solinas, presidente del Consiglio comunale dal 2001 al 2008, uno dei fondatori di Forza Italia nell'Isola. L'assemblea civica si appresta a ricordarlo come doveroso, ricordando l'attaccamento che il Presidente aveva evidenziato nei confronti dell'istituzione più vicina ai cittadini: mai un'assenza nei 14 anni in cui ne ha fatto parte, 1013 presenze consecutive che hanno certamente lasciato il segno. In attesa di formalizzare le iniziative per rendere onore alla memoria di Ghigo Solinas, il suo successore Sandro Corsini traccia un bilancio del suo primo anno da presidente del Consiglio comunale: «Sperando di essere stato all'altezza di chi mi ha preceduto».
Da uno sportivo (Solinas fu direttore generale del Cagliari, Corsini è stato docente Isef) all'altro. È questo il filo rosso che ha legato le due presidenze?
«Lo sport, se inteso e praticato correttamente, rappresenta un'impareggiabile scuola di vita. Educa al rispetto dell'avversario e, più in generale, all'accettazione e alla leale applicazione delle regole. Occorre allenarsi duramente e lavorare per arrivare ai risultati. La stessa cosa occorre fare quando si è amministratori pubblici. Senza distinzioni di parte politica ma nell'interesse di tutta la città. E quando si parla di Cagliari è inevitabile parlare anche degli interessi di tutta l'Isola».
L'eredità di Ghigo Solinas l'ha responsabilizzata?
«È stato un grande presidente e ha saputo governare il Consiglio con un impegno appassionato e un'onesta intellettuale di cui tutti gli hanno sempre dato atto. Anche quelli che non ne condividevano le idee politiche. L'ho sempre considerato un maestro e un modello da imitare».
Anche se dicono che lei sia più tollerante. Lo interpreta come un segno di debolezza?
«In politica, come nello sport, ognuno interpreta il ruolo in maniera personale. Mi sforzo di abbassare i toni, di evitare la polemica e lo scontro personale, ma non credo di poter essere definito più tollerante di lui. Quando il gioco si fa duro so entrare anch'io a gamba tesa. Non sono un giocatore ma un arbitro: uso gli strumenti che il regolamento mi mette a disposizione per evitare che il confronto si inasprisca e per ristabilire in aula un clima più sereno. A volte una sospensione è più utile di un richiamo».
È consapevole che il ruolo del Consiglio rischia di svilirsi sempre più?
«Solo chi non conosce i regolamenti può dire che il Consiglio ha un ruolo secondario e non fondamentale nel governo della città. Proprio all'assemblea lo statuto affida il compito di indirizzare l'azione della Giunta e di controllarne l'operato. In fondo il molto che si è riusciti a fare in questi ultimi anni è scaturito dai dibattiti e dalle decisioni assunte in aula».
Sinceramente, con il cambio della guida, la macchina del Consiglio ha continuato a marciare a regime?
«Ho trovato una squadra affiatata e ben rodata, che girava e continua a girare a dovere. Ma in politica, ancora come nello sport, non bisogna mai considerarsi appagati dei risultati raggiunti. Bisogna sempre continuare a impegnarsi e a lavorare per migliorare e raggiungere nuovi traguardi».
Il rapporto con l'opposizione. Riesce a concedere qualche rigore anche a chi gioca “fuori casa”?
«Avevo già un buon rapporto con i colleghi della minoranza quando ero un semplice consigliere e non intendo certo guastarlo ora. Per quanto io sia, come tutti, soggetto a sbagliare, posso affermare che mi sforzo di essere un arbitro imparziale. Il mio primo dovere è quello di far rispettare scrupolosamente il regolamento. Da tutti».
ANTHONY MURONI
07/05/2009