Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il Tar: via dai campi sosta i rom violenti

Fonte: L'Unione Sarda
22 maggio 2008

Sentenza. Giusta la revoca dell'autorizzazione anche in assenza di tutela dei minori
Il Tar: via dai campi sosta i rom violenti
Annullato il ricorso di una famiglia allontanata dal Comune
Il provvedimento del Comune dopo una rissa fra due clan a causa di un misterioso tesoro nascosto. I carabinieri avevano arrestato sei rom.
Lecito revocare l'autorizzazione alla sosta nel campo nomadi per chi non rispetta le regole di convivenza previste dal regolamento. E non serve nemmeno essere violenti, basta non pulire le piazzole, accumulare ferro e detriti, oppure non mandare i bambini a scuola. A confermarlo, dando ragione al Comune, sono stati i giudici della Seconda sezione del Tar: depositata la sentenza martedì mattina, hanno respinto il ricorso presentato il mese scorso da un'intera famiglia di cinque rom. Erano stati allontanati dall'area sosta lungo la statale 554 con un'ordinanza del sindaco Emilio Floris: due clan sgomberati per un totale di 36 persone (compresi alcuni bambini) accusati di una rissa. «Il provvedimento è legittimo - scrivono nella sentenza i giudici Rosa Panunzio, Francesco Scano e Tito Aru - la motivazione di allontanamento è incentrata su due distinti argomenti: non aver rispettato le disposizioni previste dal regolamento comunale, ponendo in essere comportamenti di grave e continuato turbamento alla vita del campo. E aver provocato lesioni personali gravi ad altri ospiti del campo». L'avvocato difensore della famiglia rom, Efisio Floris, aveva contestato la carenza di giustificazioni e l'eccesso di potere, spiegando che i ricorrenti erano le vittime dell'aggressione di via Simeto. Sulla parte relativa alle violenze, infatti, i giudici sembrano avergli dato ragione. Nel fascicolo - ricostruisce la sentenza - non c'è traccia della documentazione trasmessa ai Carabinieri e relativa alla famiglia rom, determinando una “carenza probatoria” dell'ordinanza. Nonostante questa lacuna “le dell'atto sono corrette”. Risultato: l'ordinanza ha retto alla prova del Tar, così come l'impianto del Regolamento comunale del campo nomadi che sancisce la possibilità di “immediata espulsione per “gravi e continui turbamenti della vita del campo o continue violazioni alle norme”. I giudici hanno ritenuto sufficienti i documenti presentati dalla difesa del Comune, rappresentata dagli avvocati Federico Melis e Genziana Farci. «A seguito di significative e reiterate segnalazioni della cooperativa sociale Sa Striggiula - si legge ancora nel dispositivo - risultano a carico dei nomadi ripetute irregolarità nei compiti di pulizia delle piazzole e nell'osservanza degli obblighi di sgombero degli accumuli di materiali ferrosi e legnosi. Risultano segnalati, inoltre, ripetuti comportamenti idonei a turbare la pacifica vita del campo, tra i quali: l'utilizzo del furgone al suo interno ad alta velocità, con rischio per l'incolumità degli abitanti e degli stessi operatori della cooperativa e lo spreco dell'acqua comune». Non solo, al clan allontanato sono state contestate dai Servizi sociali anche “inosservanze ad assicurare l'adempimento per i figli dell'obbligo scolastico previsto per legge”. Tanto basta per supportare l'allontanamento. Lo sgombero era stato deciso dopo una giornata di vera e propria follia: una spedizione punitiva a colpi di spranga in via Simeto, seguita da una rissa scoppiata nel campo nomadi che ha coinvolto sessanta spersone. Alla fine sei gli arrestati. All'origine del rancore tra i due clan ci sarebbe stata la sparizione di un misterioso tesoro, denunciata a novembre in Procura: 13 chili d'oro e 460 mila euro in contanti. Sgomberata senza opporre resistenza, la famiglia rom ha così deciso di rivolgersi al Tar per chiedere annullamento dell'ordinanza. Da subito, invece, il Comune aveva puntato sulla linea dura. «Anche nel caso in cui i giudici ci dovessero dare torto per qualche vizio di forma - erano state le parole dell'assessore alle Politiche sociali Anselmo Piras - il provvedimento sarà reiterato il giorno successivo.».
FRANCESCO PINNA