L'evento. Il simulacro “a casa” nel rione storico dopo le soste a Villa San Pietro e Giorgino
Partito dalla chiesetta di Stampace il primo maggio nel tripudio della folla in festa il martire guerriero è rientrato ieri sera da Nora per l'annuncio: «Il voto è sciolto»
Una processione finita a tarda notte: il lento cammino da Nora a Cagliari di Sant'Efisio è stato interrotto sul ponte della Scafa, quando Marcello Eriu, uno de “is lampioneris” che precedono il cocchio, ha accusato un malore ed è stato soccorso da un'ambulanza che lo ha portato in tutta fretta in ospedale. Un triste imprevisto che non ha impedito il compimento del rito: Sant’Efisio è tornato a Stampace. «Il voto è sciolto», ha annunciato al sindaco e ai tantissimi fedeli che hanno gremito ieri notte la chiesa di Sant’Efisio il presidente del Gonfalone, Giuseppe Spiga. E poi is goccius, cantati in cagliaritano e i confratelli che si salutano con due baci e si augurano «a atrus annus», dimenticando le polemiche che ogni anno accompagnano preparativi, sagra e processione. Sono momenti meno conosciuti, ma forse i più suggestivi della sagra: quelli in cui il simulacro del santo guerriero va in processione da Cagliari a Nora per un voto istituito dalla Municipalità nel 1653 per l’estinzione di una terribile pestilenza l’anno precedente. L’Arciconfraternita del Gonfalone per disposizione testamentaria ha il compito di “celebrare” il rito. Così il simulacro del santo, issato su un cocchio aggiogato a due robusti buoi, è partito a mezzogiorno del primo maggio dalla sua chiesa, dove riposa tutto l’anno. Un trionfo di colori e folklore precede il cocchio, seguito come di consueto da una marea di fedeli. Il 2 il santo è arrivato a Pula, il 3 a Nora e ieri il rientro, col percorso all’inverso. Immutate le tappe come da secoli. Il cocchio si è mosso da Pula verso le 8 dopo la messa. Alle 11 appuntamento con la famosa “favata” di villa Atzori a Villa San Pietro: fave bollite nei pentoloni e offerte a confratelli e pellegrini, nella villa della famiglia di Mario Atzori, colui che organizzò l’ormai famosa edizione della sagra del 1943 nella città semidistrutta dai bombardamenti. Poi la festa si è spostata a Sarroch verso mezzogiorno e nel pomeriggio la benedizione a villa d’Orri, nella tenuta dei Manca di Villahermosa. Il cammino è proseguito fino a Su Loi, dove è stata celebrata la messa all’aperto, poi fino a La Maddalena spiaggia e da lì, su un mezzo militare, è stato trasferito nella tenuta dei Ballero a Giorgino, per il cambio degli abiti e del cocchio: da quello di campagna a quello di gala. In un centro stracolmo di gente - segno che il rientro seduce fette sempre maggiori di turisti - era molto tardi quando il cocchio ha fatto rientro in città. Dietro, il corteo di gruppi in costume, cavalieri e miliziani e poi dal consueto corteo religioso: il Terzo Guardiano Efisio Corona, la Guardiania a cavallo, le consorelle, i confratelli, is mazzeris e l’Alternos che quest’anno ha il volto di Franco Masia, consigliere comunale Fi. Colonna sonora: le launeddas, da is carradoris e dai coi collaterali: dietro una marea umana di fedeli in preghiera. Pochi fortunati sono riusciti ad entrare in chiesa per assistere allo scioglimento del voto, e sentire is goccius in cagliaritano intonati a gran voce dai confratelli al santo “Protettori poderosu” dell’Isola, risuonare alle volte della chiesa: «Libera nosu de mali, Efis martiri gloriosu». Soddisfatto l’assessore al Turismo: «Per l’anno prossimo - annuncia Gianni Giagoni - contiamo di promuovere in tutto il mondo la devozione dei cagliaritani e dei sardi». EN.NE