Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Madre, moglie, lavoratrice e la famiglia imperfetta

Fonte: L'Unione Sarda
12 dicembre 2016

Incontri La blogger Elasti, al secolo Claudia de Lillo, oggi a Cagliari al festival Lei

 

 

 

P arlando alla direzione del Pd, prima di salire al Colle per rassegnare le sue dimissioni, Matteo Renzi ha annunciato - aprendo una parentesi privata - che sarebbe presto tornato a casa per giocare alla playstation coi suoi figli. Tre come le creature, tutte di genere maschile, di Claudia de Lillo (Milano 1970), la mamma più famosa del web. Moglie di un economista che lavora all'estero, giornalista finanziaria, da dieci anni è titolare del blog “Nonsolomamma”. Cura una rubrica su D di Repubblica e conduce su Radiodue la trasmissione Caterpillar. Il pubblico la conosce come Elasti, nome evocativo dei superpoteri delle madri lavoratrici. Stasera (ore 18, Auditorium comunale di piazzetta Dettori) sarà a Cagliari per il Festival Lei. Discuterà con Francesca Madrigali di famiglie imperfette ma vitali. Storie che il suo primo romanzo “Alla pari” (Einaudi) intreccia attorno alla figura di una ragazza americana che vive dentro una famiglia italiana «un po' disfunzionale, come tante». Elasti ne anticipa i temi in un'intervista concessa, alla vigilia dell'Immacolata, sulla strada del ritorno nella sua casa di Milano.
Corre su e giù per il Paese, isole comprese. Le scuole sono chiuse. Persino Renzi riuscirà a dedicare tempo ai suoi figli. Lei?
«Ho fatto una cosa perversa. A Milano le lezioni sono sospese da una settimana: prima il referendum e Sant'Ambrogio, poi l'Immacolata. I miei due figli piccoli sono dai nonni a Bari. Ero lì per lavoro e non glielo ho detto, manco fossi andata a incontrare l'amante. Sarebbe stato frustrante condividere la consapevolezza di essere vicini e non poterci incontrare. Approfitterò invece per stare col figlio tredicenne. Il lusso di trascorrere del tempo con un figlio unico è inestimabile. Gli adolescenti sanno essere dei mostri, ma lui ha dei momenti luminosi che mi fanno molto ridere».
Quanto si sente schiacciata dal mito della madre e moglie perfetta che perseguita ogni donna?
«Noi della generazione di mezzo, ingarbugliata e imperfetta, siamo figlie di madri che ci hanno spinto, dopo aver fatto le loro battaglie, a pensarci onnipotenti ma anche eccellenti nella nostra onnipotenza. Forte della mia triplice maternità ho imparato ad assolvermi dai sensi di colpa. Se fai le cose con leggerezza e cerchi di veicolare un messaggio positivo le cose diventano più facili».
A proposito di icone femminili, Agnese Renzi che tipo di moglie-madre incarna?
«Sono portata a simpatizzare con le donne e quindi con le first lady, ingabbiate in un ruolo che non sempre hanno scelto. Agnese propone un modello d'altri tempi e suo marito realizza quello del pater familias tradizionale e tradizionalista. Contenta di stare con uno così, ha assunto un po' l'aria della Madonnina infilzata. È una 2.0, certo: insegna e, credo, esce con le amiche. Nel suo ruolo pubblico, però, è stata sempre dieci passi indietro al marito. Se Michelle Obama ha usato la sua posizione per lanciare dei messaggi, Agnese ha comunicato solo l'immagine di una donna che sa stare al suo posto. Non vorrei le nostre figlie l'avessero ad esempio, preferirei s'ispirassero a quella iena di Hillary Clinton che, se non altro, ha scelto la vita che voleva».
E Melania Trump?
«Non solletica la mia fantasia, pure fervida. È lo stereotipo della donnina immagine. Ivanka mi sta incuriosendo molto, invece, deve essere una iena anche lei. Dicono cerchi casa a Washington, vicino alla Casa Bianca».
Leggerezza a parte, la responsabilità educativa di una madre che cresce tre maschi è enorme rispetto al futuro di rispetto e parità a cui le donne aspirano.
«Ne sento il peso. Credo sia fondamentale veicolare modelli corretti. Ho la fortuna di avere un compagno, il loro padre, che mi ama, mi rispetta e col quale c'è un confronto alla pari. Noi donne che siamo così brave nell'alfabeto emotivo, dovremmo insegnare ai maschi piccoli a non incanalare i sentimenti negativi nella rabbia. Esiste una gamma enorme di emozioni. Riconoscerle e saperle chiamare col loro nome aiuta a dominarle».
Manuela Arca