L'allarme del Censis: «Il corpo sociale si sente vittima di un sistema di casta»
Under 35 con redditi bassi: Italia di rendite e patrimoni Un'Italia immobile che non investe più sul futuro e campa di rendite e patrimoni. Con i giovani, più poveri di nonni e genitori, che guadagnano meno dei loro coetanei di 25 anni fa. «È il ko economico dei millennial», la generazione under 35, avverte il Censis nel suo rapporto annuale che fa il punto, con qualche preoccupazione, sulla situazione sociale del Paese.
I DATI Nel 1991 i redditi dei giovani erano superiori alla media della popolazione del 5,9% (oggi sono più bassi del 15,1%) e la ricchezza era inferiore alla media solo del 18,5% (oggi del 41,1%). I giovani hanno un reddito del 26,5% più basso di quello dei loro coetanei di 25 anni fa, mentre per gli over 65 anni è aumentato del 24,3%. Giovani sempre più poveri anche per ricchezza posseduta. Quella degli attuali millennial si è ridotta del 4,3% rispetto a quella degli under 35 del 1991, mentre per tutte le fasce di italiani c'è stato un incremento del 32,3% e per gli anziani è addirittura cresciuta dell'84,7%.
IL RISPARMIO Dall'inizio della crisi economica, nel 2007, a oggi gli italiani hanno ripreso a conservare i soldi “sotto il materasso”. Una liquidità aggiuntiva di 114,3 miliardi di euro, più o meno quanto il Pil dell'Ungheria. Quasi 4 italiani su 10 (il 36%) tengono «regolarmente contante in casa, per emergenze o per sentirsi più sicuri» e se avesse altre risorse «il 34,2% le terrebbe ferme sui conti correnti bancari o nelle cassette di sicurezza, mentre il 18,4% le userebbe per pagare i debiti». Un'Italia rentier , cioè che vive di rendite, dice ancora il Censis, che si «limita a utilizzare le risorse di cui dispone senza proiezione sul futuro, con il rischio di svendere pezzo a pezzo l'argenteria di famiglia». Ci troviamo di fronte a una «seconda era del sommerso» che punta «alla ricerca di più redditi», con una politica di risparmio cash e sharing economy, come la messa a reddito di case vacanza, bed & breakfast.
WEB E POLITICA «Il corpo sociale – dice ancora il Censis - si sente rancorosamente vittima di un sistema di casta», mentre «il mondo politico si arrocca». Così le istituzioni vanno in crisi, «incapaci di svolgere il loro ruolo di cerniera» con la società, alimentando il populismo. E non è un caso che gli italiani abbiano evitato di spendere su tutto «ma non sui media digitali connessi in rete, perché grazie a essi hanno aumentato il loro potere individuale di disintermediazione» anche nei confronti della comunicazione. Mentre tra il 2007 e il 2015 i consumi in generale si sono ridotti del 5,7%, gli acquisti di smartphone sono aumentati del 191,6% e quelli di computer del 41,4%. (p. st.)