In mostra fino a gennaio il frutto di quarant'anni di ricerche del gruppo folk Villanova
Gli antichi costumi dei rioni storici esposti da oggi al Search
Molti sono stati distrutti dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, altri sono andati perduti mentre gli sfollati lasciavano una città sempre più in macerie. È quindi stata necessaria una ricerca molto faticosa: dei costumi rimasti, prima di tutto, diversi a seconda del gremio di lavoratori cui apparteneva chi lo indossava. Sono state misurate le dimensioni di ogni singola parte, si è esaminato il tipo di stoffa utilizzato, hanno catalogato i colori. Per altri si è fatto ricorso alle fotografie e, per il periodo precedente l'invenzione della pellicola, agli acquerelli in cui erano ritratti cagliaritani o cagliaritane in costume tradizionale.
L'ANNIVERSARIO Quarant'anni di ricerche, studi e comparazioni hanno fruttato un ricco patrimonio etnografico, in parte originale e in parte ricostruito secondo i risultati delle severe indagini storiche. E ora, proprio per festeggiare il quarantesimo anniversario di chi ha svolto questo difficile lavoro (il Gruppo folklorico Villanova), sono in mostra due tesori raccolti appunto in quarant'anni: quello vero e proprio, fatto di antichi gioielli d'oro e d'argento, e l'altro culturale, cioè i costumi originali e quelli ricostruiti.
LA MOSTRA Il Search, cioè la galleria d'arte comunale nel sottopiano del Palazzo municipale (ingresso dal largo Carlo Felice), ospita da oggi pomeriggio fino all'8 gennaio “Panetteras, arregatteris e picciocus de crobi, viaggio attraverso gli abbigliamenti popolari, usi e costumi della città di Cagliari”. Una mostra, certo, «ma non soltanto una mostra: è soprattutto», premette Marzia Cilloccu, assessora al Turismo e Cultura, «un recupero delle tradizioni cittadine che ha l'obiettivo di tramandarle anche alle nuove generazioni».
LO SCENARIO I costumi (veri e ricostruiti) sono ovviamente ben tenuti, in molti casi fiammanti, ma la realtà non era certo questa: «Erano i costumi del popolo», conferma Fabrizio Manunza, dell'associazione “Quartiere Villanova” (così si chiama ora il gruppo folk), «quindi erano utilizzati in strade in cui scorrevano i liquami e abitate anche da galline. Sporchi e spesso logori: è così che i visitatori della mostra devono immaginarli».
LE RICERCHE Quarant'anni di lavoro significa che si è fatto in tempo, nel primo periodo, a chiedere notizie anche da anziani degli anni Ottanta, cioè persone nate a fine Ottocento. «Restituiamo un segmento di storia cittadina», fa notare Antonello Piras, presidente dell'associazione “Quartiere Villanova”, «e siamo riusciti a fare un buon lavoro anche perché il costume di Cagliari è il più documentato nelle foto e nelle opere pittoriche». Fu il quartiere di Sant'Avendrace, l'ultimo a perdere la tradizione di indossare il costume come abito della quotidianità: «Una tradizione che si è definitivamente persa negli anni Quaranta, con la guerra», ricorda Piras, «ma fino ad allora aveva resistito soprattutto quello de sa panettera ».
I COSTUMI Si dice che l'abito non fa il monaco, «ma per i costumi cagliaritani il discorso non vale: quel che eri, lo si capiva da che cosa indossavi». Per questo Alessandro Cossa, dirigente dell'assessorato alla Cultura, ritiene che l'esposizione aperta da oggi pomeriggio al Search non sia «una mostra sull'abito, ma sulla società dei secoli scorsi». Concorda con lui la direttrice dei Musei civici, Anna Maria Montaldo: «Nessuno spazio alla spettacolarizzazione, e nemmeno al folklore: solo così, nell'esposizione, possono venire fuori i personaggi, e lo fanno grazie al rigore di chi, da quarant'anni, studia la società cittadina nella storia». Non a caso l'iniziativa è dedicata non soltanto ai cagliaritani, ma anche ai croceristi che fanno tappa in città. Un modo per presentarci dal passato, per poi mostrare quel che siamo ora.
Luigi Almiento